L’Udienza speciale dal Papa il 13 aprile 2023 all’ARIS.
Erano presenti alcuni ospiti della Casa San Giuseppe di Roma. A loro Francesco ha mostrato stima e affetto.

di don Fabio Lorenzetti

Andare in visita dal Papa è sempre un evento straordinario, carico di grazia, che ti fa sentire Chiesa viva e (perché no?) fragile e malata. L’udienza di papa Francesco all’Associazione Religiosa degli Istituti Socio-Sanitari (ARIS) per noi della Casa San Giuseppe in Roma è stata particolarmente ricca di emozioni.

Giovani, fede e discernimento. Ne stanno discutendo i superiori generali nella loro assemblea semestrale, aperta oggi, 21 novembre, presso la Casa Divin Maestro, ad Ariccia. Già nell’assemblea del maggio di quest’anno, prima di scegliere i loro dieci rappresentanti al Sinodo, avevano iniziato una riflessione a tutto tondo sulle tematiche giovanili in vista del sinodo di ottobre. A distanza di un mese della sua conclusione, alla luce del documento finale, hanno ripreso il confronto in due tavole rotonde della mattinata e del pomeriggio coordinate da uno dei due segretari speciali del sinodo, il gesuita p. Giacomo Costa. Dopo una sua breve introduzione del moderatore, hanno preso la parola al mattino il p.  Mauro Lepori (cistercensi) e il p. Arturo Sosa (gesuiti) e il pomeriggio il p. Pedro Aguado (scolopi) e fr. Barba Ernesto Sanchez (maristi). I superiori generali hanno così potuto ascoltare in diretta, alcune significative testimonianze del vissuto sinodale. Precisando il senso dello “stile sinodale” collaudato nell’ottobre scorso, p. Costa ha parlato dell’importanza di imparare a lavorare insieme nella prospettiva di proiettare nel futuro quanto si è appreso e vissuto durante i lavori sinodali. Per p. Lepori, l’autore primo e principale del sinodo è stato lo Spirito Santo; senza l’ascolto della sua voce è impossibile programmare in maniera convinta il futuro. La testimonianza concreta e sofferta dei giovani, le risonanze delle chiese ancora oggi perseguitate, la stessa canonizzazione di Paolo VI, sono solo alcuni degli elementi che hanno aiutato i sinodali ad approfondire il mistero della Chiesa. Anche attingendo alla tradizione sinodale benedettina, dovrebbe essere più facile coniugare giovani e chiesa in termini molto più costruttivi. Il sinodo, in un certo senso, ha aiutato anche a riscoprire quell’urgenza missionaria che, in fondo, come in quello di Benedetto, è già presente in ogni carisma.

Anche solo dalla lettura del documento finale del sinodo, ha affermato p. Sosa, è facile rendersi conto della straordinarietà di questo evento ecclesiale. E’ stata, si è chiesto, anche una reale esperienza di discernimento? Non sarebbe in grado di rispondere con la stessa sicurezza, ha detto, anche se, in tutto il percorso sinodale, si è percepita con chiarezza “l’azione dello Spirito Santo”. Forse, ha precisato, è mancata, nel corso dei lavori sinodali, una preghiera più condivisa senza la quale diventa più problematica qualsiasi forma di discernimento.

Nel corso del sinodo, ha aggiunto, è stato facile cogliere una serie molto ampia di “segni dei tempi”: dal contesto vitale dei giovani come luogo teologico, al segno dei poveri, alla sfida lanciata alla chiesa dalla società secolare, alla trasformazione antropologica dell’ambiente digitale, all’emigrazione come fenomeno globale e molto complesso, alla tensione fra omogeneità culturale e interculturalità, al riconoscimento dei giovani e delle donne come soggetti delle comunità ecclesiali, alla chiesa intesa come comunità di comunità aperta alle differenze, al riconoscimento e alla condanna degli abusi non solo nell’ambito del sesso ma anche in quello non meno preoccupante di ogni forma di potere.

Non sono mancate nel sinodo concrete sollecitazioni nei confronti della vita consacrata, come l’invito a non considerare i giovani solo come destinatari del nostro apostolato, ma anche come protagonisti, a convertirci giorno dopo giorno e ad essere realmente vicini ai poveri, a snellire tutte le nostre strutture, a sviluppare più convintamente la teologia della vita consacrata, a saper mostrare il volto multiculturale della chiesa, a concepire la vita consacrata come stile di vita cristiana. Quante volte, ha osservato p. Sosa, i religiosi sono maestri nell’arte del discernimento degli altri, ma assolutamente incapaci a fare opera di discernimento su se stessi. Senza una costante conversione spirituale personale è difficile poi essere reamente di aiuto a sé stessi, ma anche agli altri.

Anche per p. Aguado è importante cambiare il modo con cui nella chiesa si opera con i giovani assimilando da loro soprattutto la disponibilità al cambiamento. I giovani si aspettano dai sacerdoti parole capaci di intercettare la loro realtà. Anche se nel sinodo non si è parlato molto delle scuole cattoliche, queste dovrebbero essere una piattaforma di riferimento per cattolici e non, puntando su una educazione integrale, favorendo soprattutto l’accompagnamento e l’ascolto, non dimenticando mai che fra tutte le vocazioni, la più importante è quella della chiamata alla santità.

Fr. Sanchez è stato particolarmente sorpreso dalla costante presenza di papa Francesco ai lavori sinodali, sempre disposto a parlare con tutti, nella massima disponibilità. Ha apprezzato soprattutto il suo invito a fare tre minuti di silenzio dopo ogni cinque interventi in aula, rivelandosi in questo un vero modello da seguire nell’ambito dell’ascolto. I momenti in cui i sinodali hanno particolarmente percepito l’importanza dei giovani sono stati quelli dei lavori di gruppo, dove tutti potevano più facilmente esprimersi.

E’ significativo il fatto, ha aggiunto, che dall’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus siano stati ricavati i tre verbi “riconoscere, integrare, scegliere” che, di fatto, hanno poi segnato i tre momenti dello stesso documento finale del sinodo. Riaffermando l’urgenza di una presenza dei giovani a tutti i livelli nella vita della chiesa e rifacendosi a un evento ben conosciuto nella vita degli ordini e istituti religiosi, a suo dire non sarebbe forse fuor di luogo vedere nel sinodo una specie di “capitolo generale della chiesa”.

(Articolo di p. Angelo Arrighini - Vidimus Dominum)

Anzitutto vincere la mediocrità spirituale. Come? La ricorrenza liturgica della Presentazione del Signore, che nell’Oriente cristiano è detta “festa dell’incontro”, ci ricorda la priorità della nostra vita: l’incontro con il Signore, specialmente nella preghiera personale, perché la relazione con Lui è il fondamento del nostro operare. Non dimentichiamo che il segreto di tutto è la preghiera, perché il ministero e l’apostolato non sono prima di tutto opera nostra e non dipendono solo dai mezzi umani.

Padre Arturo Sosa Abascal, proposito generale della Compagnia di Gesù, è il nuovo presidente dell’Unione superiori generali (Usg). L’elezione è avvenuta durante i lavori della 91ª Assemblea semestrale e generale su “Giovani, fede e discernimento” che si chiude oggi presso la Casa Divin Maestro ad Ariccia. Vice presidente è padre Michael Brehl, superiore generale dei Redentoristi.

Il nuovo Consiglio esecutivo è composto dai seguenti superiori: padre Laurentius Tarpin OSC; padre Mauro-Giuseppe Lepori OCist; padre Alejandro Moral Anton OSA; padre Pedro Aguado SP; don Ángel Fernández Artime SDB; padre Tesfaye Gebresilasie MCCJ; padre Mathew Vattamattam CMF; padre Valdir José de Castro SSP; padre Tomas Mavric CM; fra Ernesto Sanchez Barba FMS.

(Fonte: angensir.it)

«Non una rassegnata diagnostica della crisi, ma una lettura pasquale che sappia individuare come e perché la crisi possa sorprendentemente migliorarci; una feconda indicazione di metodo e di contenuto ci è venuta dal magistero di papa Francesco». Sono in sintesi le parole di presentazione dell’incontro da parte ddell’abate Bernardo Gianni, presidente Cism della Toscana.

Dal 3 al 6 Maggio, presso la Pontificia Università Antonianum, si è svolto il Convegno internazionale “Consecratio et consecratio per evangelica consilia” organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di vita apostolica.

«Rappresentiamo un popolo numeroso nella Chiesa – ha detto il Cardinale João Braz de Aviz, Prefetto CIVCSVA, all’inizio del Convegno – e cerchiamo insieme di permettere che il vino nuovo di Gesù rinnovi gli otri della vita consacrata, affinché sperimentiamo la gioia del Vangelo e aiutiamo il Signore a donarlo a tanti altri che si avvicinano a noi». Il Convegno si propone di approfondire il tema della consacrazione e riflettere su alcune quaestiones individuate sulla stessa tematica. «Nelle circostanze attuali, prendere coscienza più chiara della consacrazione battesimale che ci ha generati figli di Dio e costituiti fratelli e sorelle nella passione, morte e resurrezione del Signore, – ha continuato il Cardinale de Aviz – ci potrà anche aiutare a capire meglio il senso della consacrazione in maniere diverse ma complementari all’interno del popolo di Dio».

La prima relazione è stata quella della prof. Nuria Calduch, che ha offerto una visione d’insieme sulla consacrazione sottolineando le dimensioni profetica e sapienziale della vita consacrata. Si poi è soffermata sui passaggi del Vangelo nei quali si riflettono le dimensioni essenziali della vita consacrata: consacrazione, vocazione e vita in comune.

Subito dopo, l’intervento a due voci di S.E. Mons. José Rodríguez Carballo, Arcivescovo Segretario CIVCSVA e Sr Carmen Ros Nortes, NSA, Sottosegretario CIVCSVA, ha offerto una sintesi del cammino percorso finora e tracciato gli obiettivi del Convegno. «La consacrazione – ha affermato Mons. Carballo – non è statica, non è un atto escludente, ma un processo integratore di differenze. Dietro ogni espressione utilizzata per definire la vita consacrata c’è una ricchezza teologica e carismatica da non perdere. Se la vita consacrata è un mosaico di carismi, questi non possono essere definiti, ma “raccontati”, “narrati”».

Sr Carmen Ros Nortes, NSA ha, poi, sottolineato l’importanza di portare avanti nuove riflessioni, «per non rimanere fermi a schemi vecchi o inappropriati, ma per comprendere meglio qual è il nostro oggi come consacrati nella Chiesa e nel mondo».
Concluderà la giornata la veglia di preghiera con tutti i consacrati e le consacrate della Diocesi di Roma, nella Basilica di S. Giovanni in Laterano presieduta da S.E. Mons. José Rodríguez Carballo, OFM: “Tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28).

Fonte, UISG - www.internationalunionsuperiorsgeneral.org

“L'abuso di bambini è un male ovunque e in ogni tempo: questo punto non è negoziabile”

All’inizio di questo incontro sulla tutela e la protezione dei minori, noi, Superiori Maggiori degli Ordini e delle Congregazioni religiose di tutto il mondo, ci uniamo a sostegno di questa iniziativa di Papa Francesco. Nella nostra attività di religiosi, ci imbattiamo in molte situazioni in cui i bambini sono abusati, trascurati, maltrattati e indesiderati. Assistiamo al fenomeno dei bambini-soldato; alla tratta di minori; all’abuso sessuale di minori; all’abuso fisico ed emotivo dei minori. Il loro grido di aiuto ci interpella. Come adulti, come cristiani e come religiosi, vogliamo impegnarci per far sì che le loro vite possano cambiare e che le situazioni in cui crescono possano migliorare. Il tema comune a tutti questi problemi è la vulnerabilità. I bambini sono i più vulnerabili nelle nostre società. I bambini poveri, disabili o indigenti, o che vivono ai margini, appartenenti a classi sociali o caste più basse, possono avere una vulnerabilità particolare. Sono considerati oggetti, da usare e abusare.

L’abuso sessuale nella Chiesa

Questo incontro mette a fuoco l’abuso sessuale dei bambini e l’abuso di potere e di coscienza da parte di coloro che hanno autorità nella Chiesa, specialmente vescovi, sacerdoti e religiosi. È una storia che continua da decenni; una storia che racchiude il dolore immenso di coloro che hanno subito l’abuso. Abbassiamo il capo per la vergogna quando ci rendiamo conto che tali abusi si sono verificati nelle nostre Congregazioni e Ordini e nella nostra Chiesa. Abbiamo imparato che coloro che abusano nascondono deliberatamente le loro azioni e sono manipolatori. Per definizione, è difficile scoprire questi abusi. La nostra vergogna è ancora maggiore perché non ci siamo accorti di quanto stava accadendo. Quando guardiamo alle Province e alle Regioni nei nostri Ordini e Congregazioni in tutto il mondo, riconosciamo che la risposta di coloro che sono in autorità non è stata come avrebbe dovuto essere. Non hanno riconosciuto i segnali di allarme o non sono riusciti a prenderli inseria considerazione.

Le nostre speranze per questo incontro

La nostra speranza per questo incontroè che lo Spirito Santo operi con tutta la sua potenza durante questi tre giorni. Un incontrodi tre giorni è un tempo breve. Tuttavia crediamo che con i venti del cambiamento che soffiano nella nostraChiesa e con la buona volontà da parte di tutti, possano essere avviati importanti processi e strutture direndicontazione responsabile, mentre quelligià esistenti vengonorafforzati.Possono essere identificati nuovi passi in avanti e prese decisioni,la cui attuazione può aver luogo rapidamente e universalmente con il giusto rispetto per le diverse culture. L'abuso di bambini è un male ovunque e in ogni tempo: questo punto non è negoziabile.

Il Santo Padre

La guida del Santo Padre è fondamentale. Egli ha mostrato la via da seguire in molte di queste aree; ha riconosciuto il dolore e la colpa; ha incontrato i sopravvissuti; ha riconosciuto i propri errori e il bisogno di imparare da loro. Ci uniamo a lui nella sua missione di riconoscere umilmente e confessare gli errori fatti; sostenere i sopravvissuti; imparare da loro il modo in cui accompagnare coloro che sono stati abusati e come desiderano che ascoltiamo le loro storie. Da parte nostra, ci impegniamo afare tutto il possibile per ascoltare meglioi sopravvissuti, riconoscendo umilmente che non è sempre stato così. Attueremo quanto deciso in questa conferenza in accordo col dovere di rendicontazione richiesto da coloro che sono in autorità.

Una cultura della Tutela

Abbiamo bisogno di una cultura diversa nella Chiesa e nella nostra società più ampia. Abbiamo bisogno di una cultura in cui i bambini siano apprezzati e dove sia promossa la loro tutela.

  • Educazione e assistenza sanitaria: tramite le scuole e gli ospedali che molti di noi gestiscono possiamo fare la differenza. Queste istituzioni hanno ora una maggiore consapevolezza della questione degli abusi e sono già in atto protocolli migliori e standard di protezione più elevati. I bambini in questi posti sono più sicuri che mai. A volte, anche se non in tutti i casi, le nostre pratiche possono essere di esempio per altri.
  • Formazione: integreremo la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili nei nostri programmi di formazione, assicurando che, in ogni fase, siano impartite educazionee istruzione adeguate sia ai formatori che ai formandi. Gli assunti culturali devono essere sfidati. Come detto prima, deve essere chiaro che, qualunque sia la cultura e il contesto, l’abuso di minorinon è mai permesso e non è tollerabile.
  • Spiritualità: chiederemo ai nostri Centri di Spiritualità di sviluppare programmi speciali per accompagnare ogni persona, vittima di abuso, che desideri trovare aiuto nella difficoltà con la fede e col senso della vita. Trovare Gesù in un modo personale è qualcosa che può guarirci tutti. Ma comprendiamo anche che coloro che sono stati abusati da sacerdoti o religiosi potrebbero voler rimanere molto distanti dalla Chiesa e da coloro che rappresentano la Chiesa. Sappiamo che ci sono alcuni sopravvissuti che vogliono intraprendere questo percorso di guarigione e cercheremo umilmente di camminare con loro. Una spiritualità che enfatizza la crescita e la guarigione personale è per molti sopravvissuti un dono e una grazia speciale. I modi tradizionali di parlare del peccato richiedono un'attenzione particolare. Coloro che sono stati abusati spesso vivono un senso di colpa, di vergogna e persino di peccato, mentre in realtà hanno subito il peccato di altri.

Questi e altri passi sono modalità in cui la nostra opera di religiosi può aiutare gli sforzi della Chiesa.

Conversione

Papa Francesco attacca giustamente la cultura del clericalismo che ha ostacolato la nostra lotta contro gli abusi echein effetti è una delle cause alla radice. Inoltre, il forte senso di famiglia nei nostri Ordini e Congregazioni –che generalmente è positivo -può rendere più difficile condannare e denunciare gli abusi. Ne risulta una lealtà fuori luogo, errori di giudizio, lentezza nell’azione, negazionee, a volte, insabbiamento. Abbiamo ancora bisogno di conversione e vogliamo cambiare. Vogliamo agire con umiltà. Vogliamo vedere i nostri punti ciechi. Vogliamo denunciare ogni abuso di potere. Ci impegniamo a intraprendere un percorso con coloro che serviamo, avanzando con trasparenza e fiducia, onestà e sincero pentimento.

Risorse

Le risorse sono sempre un problema. Uno sguardo alle società che hanno messo in atto pratiche di protezione dei minori evidenzia che anche i servizi sanitari governativi hanno difficoltà a fornire risorse adeguate. È necessario rafforzare la collaborazione in quest’area, in modo che le risorse siano utilizzate in modo efficace ed efficiente. La UISG e la USG si adopereranno per assicurare che le Congregazioni lavorino insieme per accompagnare nel modo più efficace possibile i sopravvissuti nel loro cammino di guarigione. La formazione iniziale e la formazione permanente possono forse essere le migliori aree in cui possiamo lavorare insieme. La selezione dei candidati che entrano a far parte della vita religiosa è anche un’area in cui possiamo collaborare, identificando le migliori pratiche. Questa selezione dovrebbe essere obbligatoria e della più alta qualità.

Invocare il coinvolgimento dei genitori e delle donne

Chiederemo l’aiuto dei genitori nella nostra lotta contro gli abusi. Essi hanno un istinto naturale per la protezione dei bambini che è indispensabile. Il loro consiglio, il loro sostegno, la loro competenza e la loro sfida nei nostri confronti saranno particolarmente apprezzati. In particolare, sottolineiamo il ruolo delle madri. È giusto affermare che se alle donne fosse stato chiesto un parere e un aiuto nella valutazione dei casi, sarebbe stata intrapresa un’azione più forte, più rapida e più efficace. La nostra modalità di trattare le accuse sarebbe stata molto diversa e molta sofferenza sarebbe stata evitata alle vittime e alle loro famiglie.

Un messaggio per i sopravvissuti

Per ultimo, ma cosa più importante, vogliamo inviare un messaggio direttamente ai sopravvissuti e alle loro famiglie: riconosciamo che c’è stato un tentativo inadeguato di affrontare questo problema e una vergognosa incapacità di comprendere il vostro dolore. Vi offriamo le nostre più sincere scuse e il nostro dolore. Vi chiediamo di credere nella nostra buona volontà e nella nostra sincerità. Vi invitiamo a lavorare con noi per creare nuove strutture volte a garantire che i rischi siano ridotti al minimo.

Questo incontro si concentrerà sulla Protezione dei Minori. Tuttavia, la recente attenzione dei media si è concentrata sull’abuso e sullo sfruttamento di suore, seminaristi e candidati nelle case di formazione. É una questione che provoca una grandee profonda preoccupazione. Ci impegniamo a fare tutto il possibile per trovare una risposta efficace. Vogliamo assicurare che coloro che generosamente si candidano per far parte di ordini religiosi o che sono formati nei seminari vivano in luoghi sicuri dove la loro vocazione sia alimentata e dove il loro desiderio di amare Dio e gli altri sia aiutato a crescere fino a maturità. All’inizio dell’incontro sulla Protezione dei minori, chiediamo perdono a tutti per i nostri fallimenti e riaffermiamo di essere accanto al Santo Padre. Ci impegniamo a lavorare con lui affinché la Chiesa possa procedere in modo coerente, credibile e unificato, un modo che porti realmente una guarigione, veramente rinnovato, con nuovi occhi per vedere e nuove orecchie per ascoltare.

(Articolo tratto da - Vidimuns Dominum)

Presso l’Aula Magna dell’Antonianum (Roma) il 6 marzo c.a. è stato presentato l’ultimo documento preparato dalla Congregazione per la Vita consacrata e le Società di vita apostolica “Economia a servizio del carisma e della missione”- Orientamenti, già disponibile in italiano e spagnolo. In arrivo inglese e francese.

A presentare il documento sono stati:

Em.za card. Joao Braz de Aviz, S. Ecc.za Mons. Jose Rodiguez Carballo, Padre Sebastiano Paciolla, padre Pierluigi Nava e il Prof. Andrea Perrone dell’Università Cattolica di Milano. Per la prima volta il Dicastero si è avvalso del contributo professionale dell’Università per la redazione degli orientamenti su un tema molto delicato come l’economia.

Il termine chárisma nel Nuovo Testamento viene usato in riferimento a doni che provengono da Dio. Ogni singolo carisma – come viene ricordato nella Iuvenescit Ecclesiae in riferimento alla relazione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa – non è un dono accordato a tutti ma un dono che lo Spirito distribuisce «come vuole» (1 Cor 12,11). Il cristiano è chiamato a diventare economo, amministratore della grazia che si esprime mediante i carismi ed è invitato a metterla in circolo a beneficio di tutti. L’attuale momento storico sollecita la vita consacrata a misurarsi con nuove problematiche che richiedono discernimento e progettualità. In questa prospettiva gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, sono impegnati ad essere buoni amministratori dei carismi ricevuti dallo Spirito anche attraverso la gestione e l’amministrazione dei beni. Gli Orientamenti nascono nel solco del Magistero di Papa Francesco, al suo interno vengono gettate le basi per proseguire un cammino di riflessione ecclesiale sui beni e la loro gestione, richiamare ed esplicitare alcuni aspetti della normativa canonica sui beni temporali con particolare riferimento alla prassi della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, suggerire alcuni strumenti di pianificazione e programmazione inerenti alla gestione delle opere, sollecitare gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, a tutti i livelli, da Superiori ai membri, a ripensare l’economia nella fedeltà al carisma per essere – secondo il pensiero di Papa Bergoglio – «ancora oggi, per la Chiesa e per il mondo, gli avamposti dell’attenzione a tutti i poveri e a tutte le miserie, materiali, morali e spirituali, come superamento di ogni egoismo nella logica del Vangelo che insegna a confidare nella Provvidenza di Dio».

(Fonte, http://lnx.usminazionale.it)