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Giovan Battista Peruzzo, che fu poi arcivescovo di Agrigento, soleva raccontare che, quando era semplice frate passionista, fu incaricato di reperire i fondi per la costruzione d'un convento a Caravate, in provincia di Varese. Aveva avuto però ordine di non fare collette là dove c'erano benefattori di altri conventi, perché i suoi superiori non solo non volevano saperne di sovvenzioni, ma erano anche molto guardinghi dei rispettivi orticelli dove assolutamente non volevano che qualcuno andasse a raccogliere in vece loro.

Padre Peruzzo non sapeva da che parte incominciare e si recò da un suo vecchio amico che aveva costruito la chiesa del Corpus Domini a Milano, pregandolo di indicargli qualche persona disposta ad aiutare un'opera benefica.

L'amico lo guardò come se gli avesse chiesto la luna e gli disse, mettendosi il pollice della mano aperta sulla punta del naso:

— Chiappa il merlo! Se vai a mietere tu dove semino io, bella coppia facciamo! Quelli poi si mettono ad aiutare te e mi lasciano con un palmo di naso!

Padre Peruzzo, desolato e mortificato, non ebbe nulla da rispondere; sfogliando il bollettino La Divina Provvidenza che stampava Don Guanella, gli venne in mente d'andare a trovare questo sacerdote di cui aveva saputo con quanta rapidità aveva fondato tante case di accoglienza.

Lo andò a trovare e fu ricevuto con grande cordialità. Don Guanella ascoltò tutti i suoi motivi, le difficoltà, quindi lo condusse in cappella a fare una visita al Santissimo Sacramento. Lo tenne quindi a mangiare e a dormire discutendo vari aspetti dell'impresa. Finalmente quando seppe che non aveva neppure uno spicciolo per dar mano ai lavori, disse:

— Ma, Padre Peruzzo, questo è il modo migliore per iniziare un'opera: così ci fidiamo solo della Provvidenza e ci convinciamo che è Dio che fa per noi e non noi che facciamo per lui!

Don Guanella, prima di congedare Padre Peruzzo, gli fece una lista di persone generose alle quali poteva rivolgersi e l'indomani lo accompagnò in una visita presso coloro che più potevano aiutarlo e consigliarlo.

Con questo primo giro le cose cominciarono ad avviarsi bene e Padre Peruzzo, al colmo della riconoscenza, ricordando quel: Chiappa il merlo! chiese a Don Luigi se la sua richiesta non lo avesse danneggiato.

— Ma non sono io che fo un piacere a lei; è lei che fa un piacere a me! Non poteva farmi proposta migliore, perché chi crede che la Provvidenza aiuti fino a un certo limite, non crede nella Provvidenza! Per ogni benefattore che faccio trovare a lei, la Provvidenza ne manderà cento a me; o comunque quanti ne avrò bisogno... Centuplum accipietis! L'ha detto il Signore e non c'è che da credere a Lui!