
Alle sei di sera di Mercoledí 20 Aprile 1887, nella casa parrocchiale di Pianello Lario, in frazione Calozzo accanto alla Chiesa di San Martino, moriva suor Chiara Bosatta, la prima delle figlie spirituali di don Guanella.
Aveva ventotto anni e aveva espresso un solo desiderio: andare verso la morte ricevendo frequentemente l’Eucaristia; cosí fu la prima e l’ultima guanelliana che morí, inusualmente, in quella che era la casa del Parroco. Chi l’avrebbe mai detto che le mura antiche di quella pieve, risalente almeno all’anno mille, avrebbero ospitato ben due santi nella stessa stagione?
Era, in apparenza, la fine oscura di una ragazza qualunque, abbastanza ignorata. Una vita vissuta lontano dalla fama, dalla gente in vista, dagli avvenimenti straordinari della storia. Vita e morte senza risonanze particolari.
Ma perché, allora, siamo qui ancora centotrentatrè anni dopo a ricordare una figura di ragazza per nulla straordinaria, malaticcia e anche un po’ complicata nella sua timida personalitá? Se il mondo che fu il suo la consideró senza interesse e senza gloria perché rintracciarne ancora profumi forse svaniti?
Ci guida sempre la luce di quel Dio che si diverte a fare cose grandi nelle creature piccole, testardamente incline a innalzare gli umili.
Ci fidiamo anche degli occhi di don Guanella che quando si trovó a scrivere di Chiara sul registro di morte lasció una frase da brivido: “non macchió mai la sua veste battesimale”. E parlava senza retorica, senza gonfiature, essendone il confessore.
Infine ci rassicura la Chiesa che un trentennio fa, sotto le vesti dimesse di quella popolana, ha ravvisato una principessa del regno dei cieli e nelle poche parole uscite dalla sua bocca o dalla sua penna nel breve spazio del suo cammino terreno ha raccolto un’eccezionale scuola per allenare altri all’amore di Dio.
Azzardato ridurre Chiara in una pagina, in un’omelia, dietro qualche slogan. Probabilmente é piú saggio cercare frammenti e iniziare a metterli fuori senza la smania delle sintesi. Tenterei con due piccoli, iniziali pensieri:
- il segreto di tutto
- le conseguenze immediate
Il segreto di una vita
Chiara non aveva molto: giovane in un mondo in cui decidevano solo gli adulti; donna in un mondo dove in molte cose contavano solo gli uomini; da sempre un po’ malata in un mondo dove solo all’efficienza si presta attenzione; confinata in un paese del Lario dove non passava la storia. Era difficile radunare condizioni piú sfavorevoli di queste per chi avesse voluto intraprendere qualcosa di speciale.
Uno studio attento del suo percorso umano e delle sue lettere che ci restano metterebbe in luce una personalitá abbastanza articolata, tendente all’introversione, ricca di un forte corredo emozionale e incline a rapportarsi alla realtá soprattutto attraverso l’intuizione e l’empatia. Davvero spiccato in lei é il senso degli altri, che cresce a dismisura fino all’immolazione, per via della sua capacitá naturale di sentire le cose dentro che le permette di mettersi realmente nei panni altrui andando verso le persone, ma anche di portare le stesse dentro di sé, nel proprio mondo.
Chiara non aveva molto. Aveva la fede.
E la fede ha sprigionato in lei un’energia incredibile, che molto spiega della sua passione di donna e di suora, in un corpo fragile. Un vero prodigio che questa ragazza cresciuta stentatamente lungo l’argine del Lago di Como, dimessa dalle suore canossiane che la valutarono inadatta, abbia avuto cosí acuto il senso di Dio.
Il segreto del suo cammino: Dio, la sua casa, la sua compagnia. Muore ripetendo litanicamente l’unica parola che conta in ogni cammino cristiano: Paradiso, Paradiso. Non si capisce Chiara se non in questa luce trasversale che ci apre un piccolo pertugio della sua anima dove vive una teologia germinale, eppure completa, equilibrata, nata non dai libri ma dall’intelligenza amorosa di un cuore credente. Paradiso era stato per lei l’Eucaristia, perché questo é il Paradiso, stare con Gesú: non importa se sei capita e valorizzata, al centro o ai margini.
Cosa aveva potuto trasformare un luogo amaro, durissimo, povero, irto di complicazioni come la casa madre guanelliana di Como agli inizi, in un’anticamera del Paradiso? Lo stare con Cristo. Cosa poteva trasformare il letto di una malata di tisi, con le labbra aride e screpolate, in preda a dolori lancinanti, spesso sprofondata in deliqui vertiginosi, in un anticipo del regno? La comunione frequente.
Eccolo l’impulso segreto, inesauribile e decisivo per tutti i prodigi di quella vita deliziosa che ha conosciuto imprese audaci, superiori alle sue forze. Per questo la missione di Chiara tra le sue consorelle e tra i poveri fu amore: veniva da Dio, per Lui e con Lui si sporgeva nelle vite altrui. Dove Dio sia solo un’idea, c’é il rischio della vita arida e impietosa, in cui nessuno é veramente amato, anche quando fosse servito. L’acuto senso di Dio salva ogni nostra azione dall’esibizionismo e dalla funzionalitá: le cose si fanno per amore, non per realizzarsi e neppure per mera necessitá, perché qualcuno deve pur farlo...
Le conseguenze
Interessantissimo per studiare Chiara sarebbe un manoscritto inedito e anche abbastanza oscuro che don Guanella aveva iniziato a comporre per tramandarci l’avventura dei primi gioielli di famiglia. Un manoscritto dal titolo luminoso: “Fedeli compagne”, che raccontava delle sue prime suore vissute e morte santamente.
Tutte furono seguaci di Chiara. Tutte volevano essere un’altra Chiara.
Cioé la conseguenza del fenomeno Chiara fu per la giovane congregazione una molla straordinaria contro la mediocritá, perché quello era un tempo in cui molti cercavano la vita religiosa per mettersi al riparo o per sopravvivere, come una garanzia, come una protezione, come una tana. Chiara no. E tutte furono folgorate dalla sua scia.
Avevano capito che non solo Dio si era rispecchiato in quella piccola ragazza, ma anche don Guanella vi era come rimasto incantato. Chiara agli occhi di don Luigi era apparsa come la riuscita del suo progetto; il colore, il tono, lo stile espressi erano la religiosa guanelliana cosí come l’aveva sognata nei suoi lunghi colloqui con il Signore Gesú, sintesi mirabile di numerosi incontri, tutti bellissimi eppure nessuno convincente. La componente mistica della laboriositá cottolenghina sí, come la disinvolta e cordiale spontaneitá salesiana, o la nuda e affascinante sobrietá francescana. Ma erano nichhie troppo larghe o troppo strette. In Chiara vide stampata l’immagine della consacrata che egli portava nel cuore da sempre: la donna tutta di Dio, che non fa troppo calcolo della vita, per amare il Crocifisso nei crocifissi, obbediente perché grata, con l’orrore vero di quell’abisso che é il peccato, che sa vivere di quanto basta, a volte anche meno. Gioiosa nella sua offerta, viva, libera, adulta, spigliata, autonoma di quell’autonomia che é frutto dello Spirito e che marca la differenza.
L’effetto Chiara per le prime suore guanelliane fu un tornado di grazia: dopo di lei o si era santi o non si era. Un inno all’eccellenza e alla pregiatezza, per fare della propria vita un capolavoro nelle mani di Dio.
Contro tanto piattume dentro e fuori di noi oggi sale a Dio il nostro grazie; con una promessa che prende le distanze dall’infezione generale del mondo, la mediocritá. La quale appena scorge un genio o un santo lo bolla, lo isola, lo annulla. E senza saperlo lo canonizza, perché quella follia é l’unica capace di fare miracoli.
Chiara, folle per Gesú, aprí un sentiero di santi, quasi un concorso.
Le toccó essere una primizia, in anticipo, singolarissima. Anche a morire.
Ma fu grazia.
padre Fabio Pallotta, guanelliano
CHIARA BOSATTA: A HUMBLE BEING EXALTED
At 6 o’ clock in the evening of a Wednesday, on 20th April of the year 1887, in the parish house of Pianello Lario, situated in the village of Calozzo, Sister Chiara Bosatta, the first of the spiritual daughters of Don Guanella, passed away.
She was 28 years old and had expressed only one desire: to go towards death receiving the Eucharist frequently and Don Guanella accepted it, so she was the first and the last Guanellian who unusually died in that house which was the house of the parish priest. Who would have thought that the ancient walls of that parish church dating back at least to the year 1000 A.D. would accommodate two saints in the same season?
In appearance it was the dark end of an ordinary girl, quite ignored. A life lived far from fame, from people in sight, from the extraordinary events of the history. Life and death without any particular resonance.
But why, then, are we still here, after hundred and thirty three years, remembering a girl who is not at all an extraordinary figure, sickly and also a little complicated in her timid personality? If her world considered her not too interesting, not too glorious, why do we still find perfumes that have perhaps vanished?
We are always guided by the light of that God who enjoys doing great things in small creatures, stubbornly inclined to elevate the humble.
We also trust the eyes of Don Guanella who, when found himself writing about Chiara on the registry of death, left a thrilling phrase: “She never stained her baptismal robe”. Being her confessor, he spoke without rhetoric and without exaggeration.
Finally the Church reassures us that around thirty years ago, under the modest dress of a country woman, it has recognized a princess of the Kingdom of heaven and in the few words that came out of her mouth or from her pen, in the short space of her earthly journey, the Church has collected an exceptional school to train others to the love of God.
It is risky to reduce Chiara in a page, in a homily or behind some slogans. It is probably wiser to look for fragments and begin to put them out without obsession for synthesis: I would try it with two small initial thoughts:
- The secret of everything
- The immediate consequences
THE SECRET OF A LIFETIME
Chiara did not have much: young in a world where only the adults decided; woman in a world where in many things only men were counted; always a little bit sick in a world where only efficiency is paid attention, confined in a village of Lario where the history did not pass. It was difficult to gather more unfavourable conditions than these for those who wanted to undertake something special.
A careful study of her human journey and of her remaining letters would bring to light a fairly articulated personality, tending to introversion, rich in a strong emotional patrimony, inclined to relate to reality above all through intuition and empathy.
In her is really strong the sense of the others, which grows out of all proportion until immolation, because of her natural ability to feel things inside of her that allows her to really put herself in other’s shoes going towards the people, but also to bring the others within herself, in her own world.
Chiara did not have much. She had faith.
And the faith has unleashed in her an incredible energy, which explains a lot about her passion as a woman and a nun, in a fragile body. A true miracle that this girl, who grew up with difficulty along the bank of the lake Como and who was dismissed by the Canossian sisters who judged her unsuitable, had so acute the sense of God.
The secret of her journey: God, His home and His Company. She died repeating like a litany the only word that counts in every Christian journey: Paradise, Paradise. Chiara can´t be understood except in this transversal light that opens up for us a small gap in her soul where there is a germinal theology but complete, balanced, born not from books but from the loving intelligence of a believing heart. Heaven had been the Eucharist of her, because this is Paradise, to be with Jesus: it doesn’t matter if you are understood and valued, in the centre or at the margins.
What could have changed a bitter, very hard and poor place, full of complications as was the Mother House of Guanellian in Como at the beginning, into a waiting room of Paradise? Being with Christ! What could transform the bed of a sick with tuberculosis, with dry and cracked lips, in the agony of excruciating pain, often collapsed in vertiginous thoughts, into an anticipation of the kingdom? The frequent Holy Communion!
Here is the secret impulse, inexhaustible and decisive for all the wonders of that delightful life that has known bold deeds, superior to her strength. That is why the mission of Chiara among her sisters and among the poor was love: she came from God, for God and with Him she leaned into the lives of the others.
When God is only an idea, there is a risk of an arid and merciless life, in which no one is truly loved, even when served. The acute sense of God saves all our actions from exhibitionism and functionality: things are done for love, not in order to be fulfilled and nor for more necessity, because someone has to do it…
THE CONSEQUENCES
Very interesting if we want to study Chiara would be an unpublished and also quite obscure manuscript that Don Guanella had begun to compose to hand down the adventure of the first jewels of the family. A manuscript with a brilliant title: “Faithful Companions”, which narrated about his first sisters who lived and died saintly.
All were followers of Chiara. They all wanted to be another Chiara. That is, the consequence of the Chiara phenomenon was for the young congregation an extraordinary spring against mediocrity, because that was a time when many chose religious life to take shelter or to survive, as a guarantee, as a protection, as a hide out. Chiara is not like that. And they were all dazzled by her wake.
They had understood that not only God was reflected in that little girl, but also Don Guanella was enchanted in her. Chiara appeared to the eyes of Don Luigi as the success of his project: the colour, the tone, the style that she expressed were of the Guanellian religious, as he had dreamed in his long conversations with Lord Jesus, an admirable synthesis of numerous encounters, all beautiful but no one convincing.
Yes, she had the mystical component of hard work of the Cottolengo´s sisters, casual and cordial spontaneity of the Salesian´s sisters, the bare and fascinating Franciscan sobriety. But they were nooks too broad or too narrow.
In Chiara he saw printed the image of the consecrated person that he always carried in his heart: the woman entirely belonging to God, who does not make too much calculation of the life, to love the Crucified in the crucified ones, obedient because grateful, with the true horror of that abyss that is sin, that she knows how to live as much as enough, sometimes even less. Joyful in her offering, alive, free, adult, self-confident, independent in that freedom, which is a fruit of the Spirit and which makes the difference.
The Chiara effect for the first Guanellian sisters was a tornado of grace: after her, either one was holy or one was not. She was a hymn to excellence and preciousness, to make one’s life a masterpiece in the hands of God.
Against so much flatness inside and outside of us today our thanks go up to God; with a promise that distance itself from the general infection of the world, the mediocrity. This mediocrity as soon as glimpses a genius or a saint, brands him, isolates him, and eliminate him, and without knowing it canonizes him, because that madness is the only thing capable of doing miracles.
Chiara, crazy for Jesus, opened a path of saints, almost a competition. It touched her to be the first-fruit, in anticipation, very unique.
Even in death. But it was a grace.
(Father Britto Celestin)
This article originally titled “Chiara Bosatta: un’umile innalzata:”
is written by Father Fabio Pallotta

Sono in tanti, coloro che vivono in strada. Sono senza fissa dimora. Sono gli ultimi, a cui si presta poca attenzione nelle giornate frenetiche di vita quotidiana, ed ancor meno oggi, quando il timore del contagio da Coronavirus è diventato l’unico pensiero ricorrente. Come dice Papa Francesco “questo non è il tempo dell’indifferenza, perché tutto il mondo sta soffrendo e deve ritrovarsi unito nell’affrontare la pandemia. Gesù risorto doni speranza a tutti i poveri, a quanti vivono nelle periferie, ai profughi e ai senza tetto. Non siano lasciati soli questi fratelli e sorelle più deboli, che popolano le città e le periferie di ogni parte del mondo. Non facciamo loro mancare i beni di prima necessità, più difficili da reperire ora che molte attività sono chiuse, come pure le medicine e, soprattutto, la possibilità di adeguata assistenza sanitaria". Non è facile in un momento di tensione e paura del contagio essere in prima linea per assistere gli ultimi, ma i nostri seminaristi guanelliani sono sempre presenti con la misura della protezione che è stata consigliata dal governo rumeno, perché non vogliamo lasciare soli questi fratelli che vivono nelle periferie assieme ai senza tetto. Sono molto cari a San Luigi Guanella. Ogni giorno stiamo seminando il dono della speranza donando il cibo con la distribuzione di pacchi alimentari o nelle mense, i beni di prima necessità per l’igiene come gel igienizzanti e salviette umidificate per garantire un minimo di dignità della persona.

In questo tempo di quaresima-pandemia ci sono varie iniziative per fare la carità ai poveri, malati e anziani. In Polonia c'e' una vecchia tradizione di benedire le uova colorate e dipinte, salami, pane fatto a forma di agnello pasquale, fiori e tutto ciò nel cestino portato in chiesa il sabato santo. Quasi tutto il sabato, in ogni chiesa, vengono così benedette le uova e i sacchetti dai sacerdoti. Si introduce una preghiera liturgica e così via. Una tradizione molto sentita dai bambini. Quest'anno purtroppo non si è potuto venire in chiesa, perciò abbiamo fatto noi, in comunità, i simbolici cestini, che poi sono stati portati agli anziani, ai malati e ai bambini con l'augurio pasquale.
don Wieslaw

In questi giorni così difficili e tristi per tutti noi e in particolare per molte famiglie che hanno perso il lavoro, si sono verificate diverse problematiche anche nel nostro quartiere. Il 29 marzo abbiamo partecipato all'incontro on line dei cooperatori con don Wlady il cui tema sviluppato era la carità vissuta da don Guanella e per l'occasione ci sono stati presentati diversi aneddoti sulla provvidenza che non si è mancata al nostro Fondatore. Alla fine dell'incontro ci siamo posti la domanda: "Cosa don Guanella farebbe oggi in questa circostanza di Corona virus?" Sicuramente non si sarebbe risparmiato nell'aiutare i più poveri.
Questa risposta ci ha provocato e ha suscitato in noi il desiderio di aiutare chi è nel bisogno e il parroco ci ha proposto di iniziare una raccolta alimentare nei supermarket del quartiere per soddisfare i fratelli in difficoltà economica. La nostra gente si è dimostrata molto generosa nel donare perché i carrelli della spesa sono stati sempre pienissimi di ogni provvidenza!
Questo tipo di assistenza già è presente in parrocchia ma nei giorni del decreto ministeriale in cui tutti erano stati invitati a restare a casa, era stato sospeso.
Già il 30 marzo sono stati contattati vari supermarket che hanno aderito a questo tipo di iniziativa umanitaria senza esitazione e ad oggi ne abbiamo 10 dai quali ritiriamo alimenti che poi vengono distribuiti ai bisognosi.
Il nostro progetto, San Giuseppe Market, nasce ancor prima della lettera del vicario di Roma e si sostiene senza attingere dalla Caritas Diocesana che fa capo a San Gioacchino. Sicuramente il nostro progetto è più faticoso perché ogni giorno andiamo a ritirare la merce, la scarichiamo in parrocchia dove viene archiviata e sistemata per poter essere distribuita.
L'idea che stiamo realizzando, nasce proprio dai cooperatori del Trionfale con la collaborazione dell'oratorio e del comitato di quartiere Trionfalmente 17. Proprio per il fatto di essere stati i primi ad attivarci in questo campo siamo stati intervistati da Tv 2000 e da Rai 1 perché indicati come esempio all'interno della Prefettura del settore ovest di Roma. E' un esperienza ricca di umanità che ci sta permettendo di ascoltare tante famiglie del quartiere diventate improvvisamente povere perché i genitori hanno perso il lavoro. Ad oggi stiamo assistendo 100 famiglie indigenti, abbiamo distribuito nella prima settimana 400 chili di pasta, 100 pacchi di caffè, 100 kg di zucchero...distribuiamo in tre giorni della settimana per evitare assembramenti, sono coinvolti una decina di volontari, anche giovani, che si sono resi disponibili a realizzare questo progetto caritativo. Per ultimo, stiamo continuando a ospitare tre uomini senza fissa dimora presentati dalla Caritas di Roma che sarebbero dovuti andar via entro il 30 marzo e che stiamo continuando ad assistere donandogli un alloggio e i pasti ogni giorno.

“LISTEN TO THE CRY OF THE EARTH AND THE CRY OF THE POOR WHO SUFFER MORE.”- POPE FRANCIS
“The poor man cried and the lord heard Him” (Ps 34:6).
In the backdrop of the corona virus (Covid-19) scare affecting the livelihoods of daily wage earners due to slowing down of the economy, the words of the psalmist become our own when we encounter the different conditions of suffering and marginalization experienced by so many of our brothers and sisters. In today’s situation as we all are locked down, the poor cannot come to us, but we need to reach out to the poor.
We the fathers in the Provincialate community, in solidarity with the poor, decided to take care of the families at least those who are nearby, by giving them some provisions for their nourishment. Our focus was on the poor families of the children who come for the tuition every day, the handicapped and also the deserving families in our locality. We went to house to house distributing the bags of groceries and some vegetables which are their bare necessities. Someone rightly said we cannot eradicate poverty and pain from the world but can lighten them by our kind gesture.
All those who received this small material help expressed their gratitude to God and to us. This tiny help in a small way may be answering the cry of the poor. Along with other intentions, we remember families in particular, during our daily prayer. We accompany them in their life of poverty by our little sacrifices. By feeling one with the poor, in our thoughts and in our living, we imitate Christ the poor and our protector Don Guanella.

Tra la paura e l'isolamento globale imposti dalla pandemia Coronavirus, il 28 marzo 2020, quattordici (14) dei nostri novizi hanno dichiarato i loro Primi Voti Religiosi, Hanno professato nelle mani del Superiore della Vice Provincia Nostra Signora della Speranza (Africa), don Kelechi Maduforo. Erano presenti don Christopher Orji, don Jude, e don Emmanuel Johnson. L ' evento si è svolto presso la Casa del Noviziato a Nnebukwu nello stato Imo (Nigeria). I quattordici (14) novizi provengono da tre (3) diversi paesi in Africa: Nigeria, DR Congo e Togo. La loro prima professione religiosa si è svolta durante una messa solenne presieduta da don Kelechi Maduforo che durante la sua omelia i neo-professi ad essere fedeli ai voti di castità, povertà e obbedienza che hanno fatto a Dio e di essere fedeli allo spirito, al carisma e alla missione della Congregazione dei Servi della Carità. Con la Prima Professione dei voti, che è giunta alla fine dell'anno canonico di Noviziato, i nostri fratelli sono diventati membri della Congregazione.
La Messa Solenne è stata resa preziosa anche dalla presenza dei parenti dei nostri novizi, dal parroco della Santa Famiglia, don Jonathan Ezenwake e dal coro. C’erano gli abitanti del villaggio e i fedeli della parrocchia e vari sacerdoti e religiosi. Il numero di persone che hanno partecipato a questo evento Solenne è stato ridotto a causa dello scoppio di Covid-19 in Nigeria. Dopo la Santa Messa, abbiamo tagliato la torta della Prima professione in onore dei nostri confratelli che avevano appena professato. Non c'è stato alcun ricevimento poiché le direttive del governo nigeriano non permettevano di raccogliere un gran numero di persone. Cibo e bevande sono stati rapidamente distribuiti e tutti sono andati a casa.
Amidst global fear and lockdown imposed by Coronavirus pandemic, on the 28th of March, 2020, fourteen (14) of our Novices professed their first Religious vows, which was received by the Superior of the Vice Province of Our Lady of Hope, Africa – Very Rev. Fr Kelechi Maduforo; with Rev. Fr. Christopher Orji – the Parish priest of St. Jude Parish Egwe and Rev. Fr. Emmanuel Johnson – the superior of Our Ghana Community and a Provincial Secretary and Councilor – as witnesses. The event took place in the Novitiate House, Don Guanella Centre, Nnebukwu in Oguta Local Government Area of Imo State, Nigeria. The fourteen (14) Novices come from three (3) different countries in Africa: Nigeria, DR Congo and Togo. Their First Religious Profession took place during a Solemn Mass presided by Very Rev. Fr. Kelechi Maduforo who during his homily enjoined the brothers – the newly professed to be faithful to the vows of chastity, poverty and obedience they have made to God and to be faithful to the spirit, charism and mission of the Congregation of the Servants of Charity. With the first profession of vows, which came at the end of the Canonical year of the Novitiate, our brothers have become members of the Congregation.
The Solemn Mass was graced with the presence of the family members of our Novices, the Parish priest of Holy Family Izombe, Very Rev. Fr. Jonathan Ezenwoke and the choir, Sir Paschal Uche, a newscaster at Orient FM Owerri, villagers and members of Immaculate Heart Parish Orsu Obodo and various Priests and Religious. The number of persons that attended this Solemn event was reduced and the names taken because of the outbreak of Covid-19 in Nigeria. After the Holy Mass, we cut the First Profession cake in honour of our newly professed members. There was no reception since part of the directives of the Nigerian government does not permit gathering of large number of persons. Food and drinks were quickly distributed and everybody went home.

Coronavirus, “Aiutiamo i più fragili", senza dimora e le famiglie disagiate: per vincere il contagio e la paura ci vuole solidarietà.
Di fronte all’emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia di Covid-19, la famiglia guanelliana in Romania insieme con i due seminaristi ha attivato tutte le sue dimensioni, materiali e spirituali, senza dimenticare i più poveri e vulnerabili, in una grande gara di solidarietà, le persone senza fissa dimora che non possono nemmeno uscire a fare la spesa e i “preferiti di Dio” che la crisi in atto rischia di far cadere nel dimenticatoio.
Mentre a Iasi ed in tutta la Romania si rafforzano le limitazioni degli spostamenti, cresce la fantasia di comunità di San Luigi Guanella per non lasciare solo chi soffre di più per l’isolamento: persone senza fissa dimora, anziani soli e persone in difficoltà.
Per molti senzatetto la vita è diventata particolarmente dura, perché molte organizzazioni pubbliche hanno chiuso. Non si trova più un bagno pubblico, non si può fare la doccia, perché le piscine sono chiuse. Non si trova da mangiare. Soprattutto manca la possibilità di incontrarsi e cresce la paura di restare da soli.
I seminaristi e preti non se ne sono dimenticati. Con guanti e mascherine portano pane e alimenti a chi vive in strada. Non è questo il tempo di battaglie pretestuose, non è il tempo in cui lamentarsi o ingenerare una cultura del sospetto. Questo è il tempo di una solidarietà autentica, di darsi una mano, di amare davvero il prossimo e di moltiplicare il bene anziché la critica”.