Il cammino di riflessione sulla “sinodalità” della Chiesa è iniziato nell’ottobre 2020 con la prima fase, quella diocesana. Ogni diocesi è stata invitata ad organizzare consultazioni che hanno coinvolto non solo membri attivi della Chiesa cattolica, ma anche quanti non vi partecipano, come pure rappresentanti di altre confessioni cristiane, di altre religioni e chi non professa alcuna fede.

Ciascuna Conferenza episcopale nazionale ha poi presentato una sintesi di queste consultazioni (seconda fase). Tali sintesi hanno contribuito alla stesura del Documento di lavoro che ha lanciato, il 27 ottobre 2022, la Fase Continentale del Sinodo per una Chiesa sinodale (la terza).

In questo Documento la Segreteria del Sinodo evidenzia come «a livello globale la partecipazione è stata superiore a ogni aspettativa. Complessivamente alla Segreteria del Sinodo sono pervenute le sintesi di 112 su 114 Conferenze episcopali e di tutte le 15 Chiese orientali cattoliche, a cui si aggiungono le riflessioni di 17 su 23 dicasteri della Curia Romana, oltre a quelle dei superiori religiosi, degli istituti di vita consacrata e società di vita apostolica, di associazioni e movimenti di fedeli laici. Inoltre sono arrivati più di mille contributi di singoli e di gruppi, e gli spunti raccolti attraverso i social media grazie all’iniziativa del “Sinodo digitale”». 

Un gruppo di redazione ha lavorato in un clima di preghiera e discernimento per condividere i frutti della lettura di tutto questo materiale, in vista della stesura del Documento per la Tappa Continentale. Esso viene consegnato alle Assemblee Continentali del 2023, a cui spetta il compito di stilare un elenco di priorità, su cui opererà il proprio discernimento la Prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà dal 4 al 29 ottobre 2023. 

Il Documento si apre con un capitolo che offre non una semplice cronaca, ma una narrazione alla luce della fede dell’esperienza di sinodalità vissuta fin qui. Il secondo capitolo presenta una icona biblica, quella della tenda narrata da Isaia: «Allarga lo spazio della tua tenda!». 

Il terzo capitolo raccoglie i frutti dell’ascolto del Popolo di Dio intorno a cinque tensioni generative che si intrecciano le une con le altre: 

1) l’ascolto come apertura all’accoglienza a partire da un desiderio di inclusione radicale – nessuno escluso;

2) la spinta all’uscita verso la missione, che i cattolici riconoscono di dover portare avanti con i fratelli e le sorelle di altre confessioni e in dialogo con i credenti di altre religioni;

3) l’impegno di portare avanti la missione assumendo uno stile basato sulla partecipazione;

4) uno sguardo al futuro ricorrendo a due registri, entrambi indispensabili per procedere lungo il cammino: quello spirituale che prospetta l’orizzonte della conversione missionaria sinodale, e quello della metodologia per i prossimi passi della Tappa Continentale. 

In Italia le persone coinvolte sono state più di 500.000 in 50.000 gruppi di ascolto. Un tessuto pastorale fatto di tutte le componenti del popolo di Dio, intergenerazionale, non rappresentativo in senso formale, ma tale da mettere in campo le diverse sensibilità e competenze, ritrovando la gioia di lavorare insieme nell’edificazione della Chiesa. Sono stati ben sette gli incontri sinodali continentali, tenutisi dal gennaio a febbraio 2023. L’Italia ha preso parte alla Tappa continentale tenutasi a Praga in occasione dell’Assemblea Sinodale europea. 

Il documento che la delegazione italiana ha presentato è stato frutto dell’incontro on line dei referenti diocesani del Cammino sinodale e sintetizza quanto emerso dalla “fase di ascolto” avviata nelle comunità ecclesiali italiane. Vi sono segnalate alcune criticità e interrogativi che con insistenza sono tornati più volte tra le risposte pervenute, tali da convincere che ci sia la spinta dello Spirito perché si possano chiarire. Innanzitutto «modi di intendere l’esercizio dell’autorità troppo verticistici, forme di clericalismo a vario livello» dimenticando che se una cosa riguarda tutti occorre discuterla con tutti. «Si fa fatica a riconoscere i carismi» per poterli mettere a disposizione di tutti, in particolare nel rapporto con le famiglie religiose, ma talvolta anche con movimenti e associazioni. «La Chiesa appare spesso come autoreferenziale», oppure si è «sollecitati a riconoscere e accompagnare la religiosità popolare», ancora a «non limitarsi a parlare di giovani ma di dare spazio e parola a essi». Si è anche riusciti a scorgere nel vissuto di questo primo anno di processo una questione di fondo che sintetizza le criticità della Chiesa italiana: «ritrovare l’essenziale: lasciar cadere con coraggio e fiducia quello che appesantisce il passo. Per andare verso una Chiesa più agile e più prossima, centrata sul Vangelo».

Da questo enorme sforzo di sintesi e di autocritica si sono poi trovate comunque sette grandi priorità in comune: «1) Il grande tema della corresponsabilità (in una prospettiva non funzionalistica). 2) La ministerialità della Chiesa e la ministerialità nella Chiesa. 3) In una Chiesa “tutta ministeriale” il compito e l’identità del presbitero. 4) Il ruolo delle donne. 5) La qualità delle relazioni nella vita della Chiesa, da cui non si può assolutamente prescindere. 6) Il primato della Parola e la centralità dell’Eucaristia da riscoprire e imparare a vivere. 6) L’educazione alla fede e la formazione vocazionale, permanente, di tutte le componenti del popolo di Dio. 7) Il dialogo con le culture».