È il compito (e la sfida) che l’Opera Don Guanella affronta
in questo momento storico e nella vasta geografia della carità.
Attingendo dalle radici del carisma la spinta
a coinvolgere nella missione i religiosi e i laici
di p. Umberto Brugnoni, Superiore generale dei Servi della Carità
Carissimi Lettori di Servire, bentrovati dopo la pausa estiva, per riprendere con voi il cammino del nuovo anno sociale. Vi scrivo queste righe nell’ultimo giorno di settembre, la memoria liturgica di san Girolamo, dottore della chiesa. Questo santo ha trascorso parte della sua vita a Betlemme, nell’assiduo studio della Sacra Scrittura e a noi ricorda con chiarezza che «l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo».
È un invito forte e chiaro, nella ripresa dopo le ferie, a dedicare tempo e passione alla lettura della Parola di Dio, all’ascolto di quanto ogni domenica nella santa Messa il Signore ci suggerisce, per un’applicazione concreta alla nostra vita, per avere nel cuore il Vangelo di Gesù e tenerlo a portata di mano in casa nostra. Ci ricordava il cardinal Carlo Maria Martini, anche lui grande studioso della Sacra Scrittura, che il Vangelo che ogni giorno viene proclamato durante la Messa non è altro che il pezzo di pane che Dio ci fornisce per vivere la giornata che ci sta davanti. La Parola di Dio è dunque il nutrimento per quel cristiano che vuole vivere le giornate alla luce della volontà del Signore. Parlaci, dunque, Signore e noi vivremo!
La scorsa settimana si è tenuto qui a Roma nella nostra casa generalizia l’incontro del Consiglio generale della Congregazione guanelliana con i Superiori Provinciali e i Delegati, coloro cioè che animano le distinte zone geografiche dove operano i Servi della carità. Siamo presenti nei cinque continenti, suddivisi in quattro Province religiose autonome e in due Delegazioni dipendenti dal Superiore generale. La nostra è una realtà meravigliosa, nata dal soffio dello Spirito, che inizialmente ha coinvolto san Luigi Guanella e che ora anima quasi seicento confratelli, sparsi nel mondo intero.
Il lavoro da noi svolto durante l’incontro è stato quello di stendere la programmazione, elaborata in forma sinodale, del quinquennio che ci sta davanti. Ci ha orientati il Documento finale del XXI Capitolo generale, che abbiamo celebrato lo scorso anno nel mese di ottobre.
Due erano i temi carismatici che sono stati ribaditi: la paternità di Dio vissuta nel rapporto con lui, specialmente nella preghiera, e la nostra paternità spirituale, che deve caratterizzare l’identità dei Servi della carità nel rapporto con gli altri, specialmente con i poveri. Questi due temi ve li ho già presentati nei precedenti numeri di questa nostra rivista Servire.
Vorrei ora fermare l’attenzione su un terzo tema, anch’esso annunciato dal XXI Capitolo generale e scelto come oggetto della nostra programmazione. È un tema che riguarda non solo noi religiosi, ma anche voi laici, che ci sostenete nelle opere di carità a servizio dei nostri ospiti, con la vostra professionalità, con il vostro contributo economico e con il dono inestimabile della preghiera. Si tratta del tema della formazione in vista della missione.
Con i superiori della Congregazione guanelliana ci siamo sentiti in dovere di ribadire, per noi religiosi e per voi laici, che la missione educativo-assistenziale guanelliana è frutto non solo di studi accademici conseguiti con una preparazione specifica (la professionalità), ma anche di una formazione umano- carismatica, che ci conduce a vivere il servizio ai fratelli disabili, agli anziani e ai ragazzi con difficoltà, come una missione, come un mandato ricevuto da Dio, o meglio come una vocazione. La distinzione tra una Casa guanelliana e un centro statale sta proprio qui: noi siamo una famiglia, insegnava don Guanella, dove il padre è Dio e noi siamo tutti fratelli. Capite, cari lettori, che il rapporto tra gli uomini cambia se vi sono queste motivazioni.
Nessuno, nemmeno chi è limitato, ammalato, impedito, è insignificante nella famiglia, ma tutti, con le personali capacità e i limiti, sostengono l’andamento della Casa. Don Guanella, quando ha aperto a Como la sua prima casa nel 1886, ha avuto la “fantasia” di inventarsi una molteplicità di lavoretti, semplici e facili, da affidare a ciascuno dei suoi ricoverati, in modo che (pensava lui) nessuno si sieda a tavola a mezzogiorno e si senta inutile, nessuno senta di non aver guadagnato il cibo che viene distribuito.
Questo terzo tema è stato introdotto nel Documento finale del XXI Capitolo generale, con queste parole: «Nel contesto di una nuova umanità nascente si colloca l’azione apostolica e profetica delle comunità-nucleo animatore e si sviluppa una specifica attenzione alla vocazione e alla promozione integrale della persona, così che – come diceva don Guanella – lungo il cammino della vita, a nessuno incolga male di sorta e tutti approdino a meta felice».
Per questo nella comunità nucleo-animatore ci dev’essere condivisione di pensiero e di azione tra i religiosi e i laici. Si parte dalla formazione carismatica e pedagogica, realizzata insieme ai religiosi, per arrivare poi ad affidare la gestione delle attività a laici debitamente preparati ad assumerne la responsabilità. Proprio qui sta la ricchezza del carisma di don Guanella, che è uno stile pedagogico-educativo che si espande a macchia d’olio e che coinvolge molte persone in tutto il mondo. Pensate, amici di Servire, che nel “mondo guanelliano” sono oltre ventimila i laici che servono i poveri con la pedagogia di san Luigi Guanella.
Il lavoro svolto nella riunione della scorsa settimana è proseguito con gli altri due temi che avrò modo di presentare nei prossimi numeri di Servire. Concludo invece come ho iniziato, ricordando il grande san Girolamo e una suo frase famosa: «I cani abbaiano in difesa del loro padrone; ed io dovrei essere muto quando si maltratta il nome di Dio? Morire piuttosto, ma non tacere!».
Auguri a tutti per un anno sociale da vivere all’insegna del nostro coinvolgimento nel servizio dei fratelli più bisognosi.