Una giornata nata da due documenti, ha spiegato don Wladimiro Bogoni, superiore della comunità religiosa di Perugia, dando il benvenuto ai numerosi pellegrini: il primo è la Bolla di indizione del Giubileo 2025 con la quale tra i “luoghi” di pellegrinaggio si è invitati a varcare la porta della persona nel bisogno, del povero, di quanti sono in attesa di un gesto di carità; il secondo, la lettera Pastorale “Sentieri di Speranza” con la quale l’Arcivescovo della Diocesi di Perugia/Città della Pieve, Ivan Maffeis ha scelto e costituito come giubilare, oltre ad altre 8, anche la Chiesa dell’Opera don Guanella di Perugia, pensandola come luogo giubilare quotidiano e ordinario e quindi non solo nella straordinarietà del Giubileo “Pellegrini di Speranza” del 2025.

Dopo il saluto di benvenuto al Superiore Generale della Congregazione dei Servi della Carità, Padre Umberto Brugnoni, alle suore Guanelliane, Figlie di Santa Maria della Provvidenza di Roma accompagnate dalla Vicaria Generale Suor Neuza Maria Giordani, agli studenti di Teologia del Seminario Teologico Internazionale dell’Opera don Guanella di Roma accompagnati dal Rettore  don Samson Rajasegaran John, ad alcuni guanelliani cooperatori di Santa Maria della Nocetta di Roma, ai membri dell’Associazione “imparare Roma per abbracciare il mondo”, ad alcuni parrocchiani della 17^ Unità pastorale della Diocesi di Perugia (parrocchia guanelliana) e di altre zone locali e ai guanelliani cooperatori locali che si sono occupati dell’accoglienza e del supporto per l’organizzazione di tutta la giornata, ha avuto inizio una giornata giubilare all’insegna della Carità.

La prima parte è stata dedicata all’ascolto di due sacerdoti francescani e biblisti della comunità di Monte Ripido di Perugia, Fra Giulio Michelini e Fra Georges Massinelli, i quali hanno aiutato l’assemblea ad approfondire il tema del povero visto come “Porta Santa” da varcare, non una porta da superare, ma un volto da scoprire, quello di Gesù. Lo hanno fatto l’uno attraverso la meditazione del brano biblico della scena del Giudizio Universale (Mt. 25,31-46) e l’altro attraverso il racconto e l’approfondimento dell’esperienza di misericordia di San Francesco con il lebbroso. Da qui una serie di numerosi spunti di riflessione… Attendiamo una Luce più grande, ha sottolineato Fra Giulio, che ci aiuterà a svelare lo stato delle cose, delle nostre azioni, un Figlio dell’uomo, re e “piccolo” verrà nella sua Gloria e giudicherà sulla base dell’Amore, radunerà “tutti i popoli” alla fine del mondo e “separerà”, a destra (le pecore) - fonte di protezione - il bene, quelli che hanno fatto qualcosa e a sinistra (le capre) – fonte di insicurezza e di peccato - il male, quelli che non hanno fatto qualcosa … cioè una Luce grande ci aiuterà alla fine dei nostri giorni a fare chiarezza tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre e poi tra le azioni che abbiamo compiuto e che nel nostro quotidiano terreno a volte facciamo fatica a giudicare chiedendoci se abbiamo fatto bene o male e quali conseguenze queste generano. Capiremo allora “quello che abbiamo o non abbiamo fatto” durante la nostra vita alla persona umana, piccola, fragile, a Gesù stesso (“…l’avete fatto a me”).

L’esperienza di san Francesco con il lebbroso, ha evidenziato fra Georges, ci aiuta a comprendere che il povero è la nostra “Porta Santa” e come un incontro provvidenziale con i più “piccoli”, i poveri, i fragili può aiutarci attraverso le opere di misericordia, a passare dalla morte alla vita, a fare Pasqua, a passare dall’amarezza alla dolcezza, se percepiamo il povero nella “sacramentalità” del suo corpo, della sua persona. “Incontri un povero e non vedi Dio, eppure vedi Dio” e allora il tuo Giubileo diventa permanente. Con queste parole si è conclusa la prima parte, seguita poi dalle preghiere per le intenzioni del Santo Padre e la professione di fede.

Dalle 11 alle 12 i pellegrini, divisi in quattro gruppi sono stati accompagnati dai guanelliani cooperatori di Perugia in quattro diversi laboratori della Casa, dove hanno potuto incontrare e intrattenersi con i buoni figli, già pronti e gioiosi ad attenderli accanto ai loro preziosi educatori. In ogni laboratorio sono state svolte diverse attività; si è lavorato insieme colorando su un grande lenzuolo il logo del giubileo, creando fiori con la carta crespa, segnalibri plastificati e personalizzabili, e condividendo racconti di storie di vita di alcuni buoni figli che hanno mostrato i propri diari. I pellegrini hanno portato a casa il frutto del loro stare insieme, chi ha riportato un fiore di carta, chi un segnalibro, ma soprattutto il ritratto nel proprio cuore degli sguardi di tanti buoni figli.

Il pranzo a buffet ha aiutato a fraternizzare i partecipanti in un clima di famiglia, prima di spostarsi nei dieci tavoli sinodali preparati per condividere e ascoltare, sulla base di quattro domande sul tema della giornata, suggerite dai relatori. I tavoli sinodali sono stati dei luoghi di ascolto reciproco dove si è valorizzata la voce di ciascuno. Ognuno secondo le proprie capacità e carismi. Il dialogo è stato al centro del lavoro dei tavoli, con l’obbiettivo di confrontarsi, mettere in comune la propria esperienza, i propri pensieri e le proprie riflessioni, per arrivare a trovare insieme soluzioni condivise. Inoltre, da ultimo, ma non meno importante, l’approccio sinodale ha dato modo di discernere e quindi distinguere il bene dal male e il prendere decisioni in accordo con il Vangelo e la volontà di Dio. Al termine del lavoro dei tavoli, sono emerse delle sintesi i cui contributi saranno inseriti negli atti della giornata che ci si propone di pubblicare a breve.

Con la S. Messa prefestiva presieduta dall’Arcivescovo Ivan Maffeis, si è conclusa questa giornata giubilare. Durante l’omelia l’Arcivescovo ha fortemente lodato il lavoro prezioso dei guanelliani nella diocesi e quanto questa presenza nel territorio ci richiama all’ordinarietà del giubileo, all’attenzione al prendersi cura dei più poveri, di coloro che sono la nostra “Porta Santa”.