La Casa Sacra Famiglia di Fratta Polesine celebra centocinquant’anni di vita. Affidata da don Guanella alle sue suore, fa splendere la carità nelle terre del Polesine

di Riccardo Bernabei

«La divina Provvidenza si manifestò in modo ben visibile ed efficace nella diocesi di Adria e provincia di Rovigo» Così don Guanella, nella sua autobiografia (Le vie della provvidenza, 2011, p. 148) ricordava gli inizi della Casa Sacra Famiglia a Fratta Polesine L’opera, nata nel 1900, ha appena raggiunto il significativo traguardo dei centoventicinque anni di vita.

Lo scorso 5 marzo è stata l’occasione per celebrare l’anniversario, ricordando oltre un secolo di storia al servizio dei più fragili. La giornata è stata aperta dalla Messa di ringraziamento celebrata nella chiesa interna dal vescovo di Adria-Rovigo, monsignor Pierantonio Pavanello. Fu proprio il rapporto di don Guanella con uno dei suoi predecessori, monsignor Antonio Polin (1825-1908), titolare della diocesi dal 1882 alla morte, a essere decisivo per la nascita di questa opera.

Tutto era cominciato «in cruda serata invernale» del gennaio 1897. Don Guanella stava cenando nella Pia Casa dei poveri a Milano, quando si presentò don Ferdinando Geremia, parroco di Villadose (RO), «grande di corpo come di cuore», assieme a due altri presbiteri. Don Geremia «espose per esteso la storia dolorosa di due sacerdoti della diocesi di Adria i quali, infermi paralitici, avevano estremo bisogno di ricovero» (Luigi Guanella, Appunti sulla storia della Casa di Provvidenza. Bozzetti). I due, don Lucio Bonardi e don Giovanni Boschetti, furono accolti e trattati con una cura e attenzione che colpì profondamente il loro vescovo.

Don Guanella aveva raccolto diversi giovani desiderosi di donare la propria vita al Signore nel sacerdozio e nel servizio ai poveri, ma perché potessero divenire presbiteri era necessario trovare un luogo per gli studi teologici. Così monsignor Polin, commosso e riconoscente, aprì il seminario diocesano di Rovigo ai chierici guanelliani: furono in ventiquattro ad arrivare all’ordinazione grazie alla benevolenza di questo vescovo.

L’amicizia e la stima di monsignor Polin e di don Geremia portarono ulteriori frutti quando quest’ultimo invitò don Guanella ad acquistare una casa a Fratta Polesine «ricca e popolosa borgata, con chiesa arcipretale e un sontuoso tempio impreziosito dagli affreschi del Tiepolo» che «chiama molti villeggianti nella stagione estiva» (Luigi Guanella, L’opera della Casa Divina Provvidenza nel Polesine, «La Divina Provvidenza», aprile 1900, p. 29). Don Geremia aveva individuato la “Villa Nobil Conte Dolfin”, un grande palazzo con annesso un vasto apprezzamento di terreno. Nel marzo 1900 don Guanella, recatosi a Rovigo per accompagnare alcuni suoi chierici, si decise per l’acquisto.

Vale la pena rileggere le parole profonde ed efficaci con le quali don Guanella lanciava un appello alla ricerca di benefattori che sostenessero questa nuova opera: «Noi, o piuttosto Iddio per mano nostra getta il buon seme; ai nostri cooperatori e benefattori spetta di coltivarlo e farlo crescere come il granello evangelico. Passare la vita facendo del bene è la soddisfazione più legittima e una delle grazie più elette che il Signore concede ai suoi figli, perché fare la carità ai poveri è farla a Dio stesso, di cui i poveri sono i beniamini» (ivi).

Un aiuto decisivo per la fondazione e gli inizi della Casa Sacra Famiglia arrivò anche da un altro sacerdote diocesano, monsignor Giovanni Battista Baroni, per trentacinque anni arciprete della vicina Villanova del Ghebbo. Non solo fornì sostegno materiale alla nuova opera, con mezzi propri e procurando benefattori, ma offrì anche a Guanella la propria amicizia e confidenza. Dopo una vita passata al servizio del popolo di Dio, monsignor Baroni entrò tra i Servi della Carità e si ritirò proprio nella Casa Sacra Famiglia, dove morì nel 1905.

Storico direttore degli inizi, dal 1902 al 1921, fu don Guglielmo Bianchi, coadiuvato da una comunità di Figlie di Santa Maria della Provvidenza, inizialmente guidata da suor Angela Bottinelli. Dal 1923 la responsabilità dell’istituto passò totalmente alle suore guanelliane.

Non si possono riassumere venticinque lustri di storia in due pagine, ma possiamo soffermarci, senza la pretesa di essere esaustivi, su qualche data significativa.

La prima fu il 5 gennaio 1901 quando «finalmente» monsignor Polin poteva benedire solennemente la cappella della Casa «paragonando la nuova Casa al granello evangelico e il Direttore D. Luigi Guanella e le buone Suore agli operai della mistica vigna» (A Fratta Polesine, «La Divina Provvidenza», febbraio 1901, p. 9).

Il 18 maggio 1912, alla presenza di don Guanella, veniva inaugurato un edificio, costruito grazie alla beneficenza della signora Cagnoni. Qui trovarono spazio un oratorio per la gioventù femminile e l’asilo per l’infanzia Lina Palazzi. Nel 1939 fu invece inaugurata la nuova chiesa, necessaria per le accresciute necessità della Casa.

Il 15 novembre del 1951, l’alluvione che sconvolse il Polesine costrinse all’evacuazione della Casa, che ritornò completamente agibile solo nel marzo dell’anno seguente. Non vi furono danni gravi, ma furono enormi lo spavento e l’angoscia di quei giorni, che però misero in luce la fede e l’animo delle guanelliane: «Le suore hanno pregato, hanno lavorato. Hanno pregato vegliando una notte intera davanti al S. Tabernacolo. Hanno impegnato il fondatore, i santi, la Madonna. Immagini su tutte le porte, sui cancelli d’entrata. Reliquie buttate nell’acqua dell’alluvione» (L’alluvione autunnale del Veneto tra i nostri…, «La Divina Provvidenza», marzo 1952, p. 44)

La Casa Sacra Famiglia nel corso del tempo ha dovuto adattarsi a esigenze e situazioni nuove. Sono cambiati i metodi e le richieste, ma è rimasta immutata la fedeltà allo spirito delle origini. Ci viene ancora incontro don Guanella, dal quale possiamo riprendere l’immagine evangelica, quella del «seme» divenuto ormai un maestoso albero, con «rami tanto grandi che alla sua ombra possono ripararsi gli uccelli del cielo» (Mc 4, 32).