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LETTERA CIRCOLARE XX CG - INTERCULTURALITA’
Introduzione.
    Il tema è di grande attualità non soltanto a livello civile, ma anche a livello di Chiesa e di Vita Religiosa. Molti sono gli studi e le pubblicazioni sul tema che possono aiutarci nella nostra riflessione e specialmente a vivere questo importante aspetto che, anche a noi religiosi, richiede capacità di ascolto, ‘di larghe vedute’ (don Guanella) e di conversione.
    Propongo come lettura di fondo l’Allegato n.1 “In cammino verso l’internazionalità” del P. Dehoniano Rinaldo Paganelli, da cui si possono ricavare tante osservazioni e applicazioni alla nostra realtà.
    Già qualche confratello, in risposta alla Prima Lettera Circolare per i XX CG ha voluto offrire alcune riflessioni che riporto nell’Allegato n. 2 con la riflessione di Fratel Franco Lain, che certamente ha come base la sua esperienza più che ventennale di vita comunitaria interculturale in Africa e con alcuni pensieri presi da Agenda di Famiglia.
    Nei nostri documenti di Congregazione il tema dell’interculturalità è stato toccato varie volte. Nell’Allegato n. 3 potrete trovare un’ampia sintesi degli orientamenti indicati dalla Congregazione sul tema. A loro complemento ci sono le proposte di modifiche ai nostri Regolamenti appunto per inserire le norme approvate in questi ultimi anni.
    Il tema è stato trattato anche nell’ultima Assemblea dei Superiori generali celebrata a Roma nel maggio scorso.
Nel Sito ‘Vidimus Dominum’ potete trovare vario materiale in diverse lingue, tra cui il testo della Relazione tenuta dal Superiore generale dei Gesuiti: ‘Interculturalità, Cattolicità e Vita Consacrata’ e alcune esperienze di Superiori generali sul tema del Discernimento in un mondo interculturale.
Clicca: http://vd.pcn.net/it/index.php?option=com_docman&Itemid=11

PROPOSTE PER LA NOSTRA RIFLESSIONE SUL TEMA.

Prima pista di riflessione:

Prendendo lo spunto dai testi proposti, o da altri che potete conoscere, chiediamo di applicare alla nostra realtà concreta di Congregazione quanto si ritiene più importante per favorire il nostro cammino umano e spirituale verso una interculturalità fondata sui valori del Vangelo e del nostro carisma.
Dato che la riflessione è sollecitata in funzione del Capitolo generale, è importante rivisitare già quello che i Capitoli generali hanno già detto e indicare il cammino ancora da compiere.

In sostituzione ai testi proposti i Superiori provinciali si sentano liberi di offrire altri documenti utili per la nostra riflessione.

Seconda pista

Riflettendo sull’esperienza personale e delle nostre Comunità, cercare di interpretare i segni dei tempi con i quali lo Spirito ci vuole guidare nel prossimo futuro in questo ambito che riveste una sempre maggiore rilevanza nella vita e nello sviluppo della Congregazione.
Non è un impegno riservato solo a chi viene inserito in un nuova cultura, ma anche, e specialmente, indirizzato a chi è chiamato ad accogliere confratelli di altra cultura e a saper prevedere e preparare un futuro di grazia per la missione che il Signore ci ha affidato.

  1. I valori transculturali del carisma guanelliano, da vivere fondamentalmente in ogni cultura in cui siamo presenti.
    Come il Vangelo che, vissuto con radicalità, ha la forza di vivificare ogni cultura, anche i nostri valori carismatici, appunto perché fondati sul Vangelo, possono essere vissuti in ogni cultura, arricchendola e trasformandola
    Domande a cui rispondere
  • Quali elementi della tua propria cultura ti sembrano offrire novità arricchenti e stimoli a vivere con maggior forza il carisma e la missione guanelliana?
  • Quali aspetti della nostra tradizione appaiono invece più contingenti e perciò aperti ad essere espressi in forme diverse, in sintonia con la varietà delle culture, pur senza intaccare la solidità della nostra comunione fraterna?

  • Quali sono i valori guanelliani transculturali che riteniamo ‘irrinunciabili’, ‘non-negoziabili’ da vivere in ogni cultura e che rendono più facile la comunione fraterna tra noi?

  • Come famiglia religiosa spalancata sul mondo intero (‘tutto il mondo è patria vostra’) come stiamo concretamente collaborando con la missione della Chiesa nel costruire ponti di pace e di riconciliazione con tutti, nel guarire ferite, ricucire strappi, superare pregiudizi e profonde divisioni di cui non solo il mondo porta i segni ma che affiorano anche nel tessuto stesso della Chiesa?

       b. L’unità nella diversità è un grande ideale! Ma come raggiungerlo ed esprimerlo?

Non certamente quando una cultura vuole sovrapporsi in tutto ad un’altra ritenuta più debole. Neppure quando l’integrazione culturale si limita a una pura ‘convivenza’ di membri che vivono l’uno accanto all’altro, apparentemente “uguali ma separati”, con l’evidente rischio di creare gruppi …
Neppure quando di fronte alla sfida e all’ impegno richiesto per ottenere una buona integrazione comunitaria ci si appella e ci si nasconde dietro l’alibi della ‘diversità culturale’, difendendo immaturità personali o rifiutando la fatica di vivere la propria vocazione con radicalità.
 Così capita che chi è chiamato a inserirsi in una nuova Comunità non sa ‘acculturarsi’ sufficientemente e chi lo dovrebbe accogliere non sa comprendere e rispettare la diversa cultura del nuovo membro della Comunità.

Domande:

  • Come far sì che la presenza in comunità di confratelli di aree culturali diverse, porti vantaggi reali alla nostra vita spirituale, alla fraternità e alla     missione?

  • Puoi indicare qualche esperienza positiva in cui si metta in risalto come elementi culturali diversi arricchiscono di fatto la nostra vita comunitaria?

  • Quali sono le maggiori difficoltà che abbiamo sperimentato nella nostra fraternità e che possono aver origine dalla diversità culturale dei membri di una Comunità? (Diversità culturale non solo in riferimento a diversa nazionalità ma anche a sub-culture specifiche).
    Su quali aspetti dovremmo insistere maggiormente per superare queste difficoltà? Su quali sentieri camminare più speditamente insieme?

        c. Le Comunità internazionali

In Congregazione si è insistito molto sulla formazione di Comunità internazionali. Così si esprime l’ultimo nostro capitolo generale al n. 5: “Nella prospettiva della comunione dei beni che individua nei confratelli la ricchezza più grande da condividere e in vista di più incisivi interscambi culturali del carisma, il Capitolo generale chiede al Consiglio generale che, in dialogo con i Superiori e i Consigli provinciali e di Delegazione, implementi, ad ogni latitudine della Congregazione, la costituzione di comunità internazionali, già a partire dalla prima formazione dove ritenuto opportuno”.

Domande

  • Quale la principale motivazione che sta a fondamento di questa insistenza? Necessità di conservare delle opere… o altro?

  • Quali i passi positivi fatti o le difficoltà incontrate per realizzare questo obiettivo?    

  • Come suscitare la generosità e la disponibilità dei confratelli a lasciare la propria Nazione per essere inviati a particolari missioni della Congregazione?

Varie volte si è evidenziata la necessità della preparazione dei confratelli inviati ad altre Province e corrispondentemente della capacità di accoglienza da parte della Comunità dove il confratello veniva inviato.

  1. Cosa è mancato finora nel realizzare queste due giuste condizioni?
  • A riguardo della preparazione alla missione ‘ad extra?
  • A riguardo dell’accoglienza dei confratelli ‘missionari’?

       d. La formazione all’interculturalità

Da una parte ci sono valide ragioni per affermare che la formazione iniziale, specialmente nei primi anni, deve avvenire nel contesto culturale dei formandi, con formatori della propria cultura. Ma ci sono certamente anche motivi validi per offrire ai nostri giovani confratelli periodi di formazione in luoghi diversi da quelli della propria origine.
Si è inoltre spesso evidenziato il problema della scarsità o mancanza di adeguata preparazione di formatori per i nostri giovani, specialmente nei primi anni della nostra presenza in nuove nazioni e contesti

Domanda

  • Quali esperienze… suggerimenti… e riflessioni ci possono aiutare nell’impostare e portare avanti sempre più positivamente il servizio del discernimento vocazionale e della formazione iniziale in prospettiva interculturale…?

E’ sempre possibile offrire altre riflessioni che a voi sembrano utili per approfondire questo tema.
Grazie!.
Roma, 25 giugno 2017
P. Alfonso