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Nell'asilo di Livraga, situato nella diocesi di Lodi e tenuto dalle suore guanelliane, capitò, nel tardo pomeriggio d'una rigida giornata d'inverno del 1909, Don Luigi e, dando un'occhiata intorno, s'accorse che la vita si svolgeva in un regime di grande austerità che rasentava spesso la taccagneria. Tutto derivava dalle particolari vedute della superiora, la quale pensava che risparmiare su ogni minima cosa fosse il segno della vera povertà.

Tutto questo non era condiviso dalle brave suore che assecondavano con pazienza e bontà l'opera della superiora che era, peraltro, una buona donna e veramente virtuosa. Don Guanella si mise a parlare con le suore e gli bastarono poche parole per avere la conferma dei suoi sospetti.

Poco dopo arrivò la superiora che, bonariamente, era chiamata Madre Tiene, per quella sua fissazione di tenere in serbo e conservare. Aveva fatto un po' di spesa e, dopo i convenevoli, si mise a preparare il fuoco per una fiammata nel camino. Per far questo trasse da una cassapanca un ciocchetto di legno e cominciò ad accendere alcuni fogli di carta. Don Guanella la guardava e le disse:

- Badate, badate che... un sol legno non fa fuoco!...

La suora capì l'antifona e trasse con gran dolore dalla cassapanca un altro ciocchetto di legno e continuò l'ingrato lavoro.

Don Guanella continuò a guardarla sorridendo, poi disse:

- Due ne fanno troppo poco, ma comincia ad andare già meglio!

La suora, nascondendo un sospiro, tornò alla cassapanca e tirò fuori un altro legno, il più piccolo che trovò e lo mise sugli altri due con molta pena.

Passò qualche momento ancora e Don Guanella, mentre le suore non credevano alle loro orecchie, disse sorridendo:

- Tre fan solo un focherello...

Allora Madre Tiene, che era sì un po' tirata, ma, in fondo, era buona e docile agl'insegnamenti, prese dalla cassapanca una bracciata di legna che da tempo teneva come le cose sante e la gettò eroicamente sulla fiammella che stentava ad ardere. Allora frate foco si fece vivo e canterino. Ce n'era bisogno perché la giornata era fredda, le suore stanche del lavoro desideravano un po' di ristoro: così tutti si misero felici intorno alla fiamma.

Don Guanella ridacchiava contento di quel ristoro e ammonì:

- Finalmente: alla fine d'una giornata bisogna dare anche a chi ha lavorato il giusto ristoro e il necessario nutrimento: non è il caso di privarsi di quello che è necessario per vivere. Sono altre le mortificazioni da imporsi, come quelle dell'orgoglio, della pigrizia, non di quello che serve per vivere.

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