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Tra i buoni figli, ossia i poveri picchiatelli che Don Guanella prediligeva e amava particolarmente, ce n'era uno chiamato Bietola, alludendo alla sua goffaggine, al suo modo arruffato di parlare e di camminare, e alla sua assoluta mancanza di malizia.

Chi sa per quale ragione questo Bietola se la prendeva sempre con uno suo pari, di pelo rossiccio, che era logicamente chiamato Carota: erano nati per stare insieme, ma non potevano stare insieme senza litigare ogni tanto.

Un giorno, mentre Don Guanella riceveva alcune persone, ecco che si apre la porta e piomba nella direzione come un toro scatenato Bietola con i segni d'un'alterazione preoccupante. Senza badare alla presenza degli ospiti, Bietola si mette davanti a Don Guanella urlando:

— O via lui, o via io! O via lui, o via io!

Alludeva naturalmente al suo amico Carota col quale ce l'aveva chi lo sa perché.

Don Guanella non si scompone e, vedendo che un visitatore aveva nel taschino un bel portasigari di pelle, accarezza dolcemente la testa scaruffata del suo protetto e dice al suo ospite:

— Vede, gentile signore, questo mio amico è così alterato perché non ha neanche un mozzicone di sigaro da fumarsi in santa pace. Ora se lei fosse così gentile, gli faremmo passare tutto...

Dicendo questo sfilò dal taschino del signore l'astuccio di pelle, lo aprì, sorridendo, ne tirò fuori due sigari Avana e, mettendoli in mano a Bietola, disse:

— Questo è per te, a patto che tu porti quest'altro al tuo amico Carota e facciate subito la pace

Il visitatore fu ben lieto di vuotare il resto dei sigari nelle mani di Don Guanella che aveva dimostrato quanto bene si poteva fare con un semplice sigaro

Infatti Bietola, felice e incredulo, prese quel tesoro e ringraziando a modo suo, infilò subito la porta e corse con grida di giubilo dal suo amico Carota, forse timoroso che quel gentile signore ci ripensasse e lo privasse della gioia d'una meravigliosa serata da passarsi fumando in compagnia.

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