Pin It

“Voglio essere spada di fuoco nel ministero santo”. Così il nostro Fondatore 152 anni fa esprimeva il suo proposito all’inizio del suo ministero.
Voglio essere: c’è tutto lo slancio di un uomo che si impegna con un ordine, con una linea, seguendo una traiettoria ben precisa. Vi è una proiezione di identità, vi è la domanda interiore: “ma io chi voglio essere?”.
“Spada di fuoco”: indica la lotta, il sacrifico, la determinazione, il coraggio, lo zelo, il rischio. Non una vita spenta, sempre in difesa, a proteggere comodamente se stessi e vissuta pigramente a toni bassi, ma una dedizione pari al martirio.
Sono le prime professioni perpetue che ricevo all’inizio del mandato di superiore e Gioia e trepidazione sono compresenti nel mio cuore. Sono come le emozioni di un padre quando suo figlio vive una tappa importante della sua vita per di più con alcuni di voi ho proprio condiviso gomito a gomito questi ultimi tre anni della vostra avventura. Cosa posso dirvi? Qualcuno di voi potrebbe rispondermi: gli ormai proverbiali due punti di riflessione come in tutti i giorni del nostro cammino. Sì certo vi offro due punti di riflessione:

1). Cosa vi offre la Congregazione da oggi
2). Cosa dovete offrire voi da oggi alla Congregazione.

1). C’è un immagine biblica che rende l’idea. Quella del roveto ardente. Mosè togliti i calzari perché la terra che stai per calpestare è terra santa, è terra di Dio. Lo vorrei ripetere a ciascuno di voi cari professandi: state attenti la Congregazione nella quale oggi entrate a far parte in modo definitivo è terra santa, è terra di Dio. E’ progetto del Signore e non di uomini. Come ogni carisma è nata nel cuore del Padre, viene donata dallo Spirito alla sua Chiesa al mondo intero; è la sua risposta ad una invocazione umana di soccorso che Lui ha voluto ascoltare. E don Guanella l’aveva intuito molto chiaramente: tutto è di Dio, niente è mio! E’ Dio che fa!
E’ terreno dissodato e coltivato dal Signore; terreno che ha già prodotto frutti meravigliosi di santità: pensate solo a questa Casa, tra queste stesse mura quali miracoli di santità sono sbocciati: il Fondatore, Chiara Bosatta, Bacciarini, Marcellina, Leonardo e Alessandrino Mazzucchi e tanti altri anche altrove nel mondo, per tutti ricordiamo Fratel Giovanni Vaccari…oggi risplendono ai nostri occhi perché hanno calpestato questa terra dissodata da Dio. Le loro radici di sono innervate tra le zolle di questo carisma, di questa spiritualità che oggi vengono offerti anche a voi come patrimonio spirituale di valore. E’ dunque cammino sperimentato di santità, di perfezione. E’ quanto di più grande e bello abbiamo, è nostro e ve ne rendiamo partecipi, protagonisti.
Ma oggi alla distanza di anni che tipo di terreno è quello della Congregazione? Terreno mischiato di umanità e di santità. C’è l’apporto del Signore e c’è la nostra miseria che come gocce di sudore durante il lavoro della vita vanno a cadere e penetrare questa terra di santità che Dio ha preparato per noi.
Ma non vi preoccupi questo fatto cari fratelli professandi in perpetuo e voi che rinnoverete per un anno ancora la vostra dedizione, ma nemmeno a noi che ha tanti anni ormai siamo guanelliani/e. Non ci preoccupi! Vi scrivevo nella mia prima lettera pubblicata ieri a ricordo di questo anniversario del Fondatore che è proprio questa miseria, questa non perfezione che ha suscitato l’incarnazione del Signore, che ci fa scendere in campo come buoni samaritani l’uno dell’altro. Non c’è sempre perfezione tra noi e in noi è vero, ma tendiamo tutti, con fatica e dedizione quotidiana a questa meta. E questo è positivo!
2). Non entrate in questa Famiglia a gamba tesa; non dite come tanti prima di voi: da oggi si cambia, si gira pagina. E’ nata un’era nuova! Questa Famiglia ha 100 anni e più di vita, ne ha passate di purificazioni e ristrutturazioni. Ha vissuto tanti cambiamenti, si è trasformata. Si è sforzata di diventare più bella, più buona e tante volte c’è riuscita! Pensate a quante volte si è rimessa in campo nella novità della vita perché il Signore glielo esigeva, la chiesa, il mondo glielo suggerivano.
Chi sono i confratelli con i quali siete chiamati a vivere, a lavorare, a soffrire? Sono chiamati come voi, uomini con fragilità e potenzialità indescrivibili. Sì sono anche peccatori, ma che perdonati si sono rialzati in piedi e puntano decisamente verso il più, il meglio come si convieni a dei risorti con Cristo. Costruirete le vostre giornate nelle nostre comunità insieme ad uomini, a consacrati ormai convinti che gettare la spugna, vivere da sconfitti non fa parte della nostra identità guanelliana. Religiosi coraggiosi, intraprendenti, che non si arrendono mai, che hanno sempre di scorta nel cuore un motivo di speranza in più. Per questo dovete amare la nostra Famiglia, dovete sostenerla e continuamente promuoverla. Quante volte vi verrà la voglia, e forse ne avrete anche motivo, di criticarla, di non essere sulla sua stessa lunghezza d’onda, tranquilli! Importante che non vi separiate mai da lei, non coltiviate nel cuore sentimenti di rifiuto, non vi lasciate prendere dal diritto di avere sempre ragione voi e torto gli altri.
Uno dei miei predecessori affermava con orgoglio: nel mio mandato non ho mai firmato un assegno bancario. Vero, giusto riconosco l’aspetto della testimonianza della povertà vissuta da quel nostro Superiore. Io invece non vorrei mai arrivare a dover firmare decreti di richiesta di abbandono di qualcuno della famiglia, di qualcuno che afferma che non può più stare con noi e cambia casa, cambia famiglia, quando magari non tradisce o rinnega quanto ha ricevuto dalla nostra famiglia. Qualcuno che se ne va magari deluso nelle sue attese di figlio, di fratello. Riterrò questa esperienza sempre una sconfitta per la mia paternità, per la vostra fratellanza. Quando un figlio se ne va di casa, e la parabola evangelica del Figlio prodigo fa da confronto, è sempre una sconfitta per il padre, per la famiglia: vuol dire che non abbiamo fatto tutto e tutto il bene possibile per convincerlo dello sbaglio, per orientarlo diversamente.
Quella benedetta correzione fraterna, tanto raccomandata fin dalle prime battute della chiesa, sforziamoci di applicarla ai nostri giorni come metro di dialogo, di aiuto al fratello. Oggi ho bisogno io, domani hai bisogno tu di parole alle volte anche severe, ma frutto dell’amore che ti voglio, del bene che spero sempre per te.
Catechesi del Papa sul matrimonio: il segreto che ci aiuta a superare e vincere tutto: è perché ci amiamo!
Oggi, allora, entrate sì da figli amati e desiderati in questa casa, ne avete tutti i diritti e lo diremo tra poco nella liturgia della professione, ma amatela questa famiglia, amate la vostra comunità, qualunque sia, dove approderete per obbedienza e non perché avete scelto di stare con quel confratello o con quell’altro e non perché siete di quel popolo o di quell’altro. Non trattatela da albergo che vi serve solo per mangiare, dormire, farsi accudire quando siete malati. Amatela donando voi stessi, sacrificando voi stessi per lei, perdendovi nel vivere la carità di persona e vi ritroverete vivi nella carità per eccellenza che è Cristo Gesù. Amatela nella sua missione, per i beniamini che accudisce con delicatezza nelle sue case. Diventino anche i vostri beniamini, perché sono i beniamini di quel Dio per il quale avete appena detto che tutto vi è parso inadeguato di fronte alla conoscenza e all’amore di Gesù!
Cari parenti di questi confratelli presenti e lontani, nelle terre da cui provenite, col pensiero e il cuore oggi qui accanto ai vostri figli che diventano anche nostri figli: grazie per aver donato alla nostra famiglia religiosa questi prediletti, giovani buoni e forti: diventano la nostra speranza oltre che la vostra per un futuro di pienezza e di felicità per voi e noi insieme.
E voi consorelle e amici qui presenti che ci volete bene perché avete colto la ricchezza del dono che lo Spirito ha seminato nei nostri cuori di Servi della carità: continuate a pregare per noi. Il sostegno della vostra preghiera, dell’affetto e della stima ci impegnano ancora di più a fare del nostro cuore il cuore del mondo intero.
Siamo in tanti questa mattina in questo Santuario: oso una proposta: fino a quando ci ricorderemo e ne saremo capaci ogni giorno preghiamo un’Ave Maria per questi nostri figli perché sappiano riconoscere ogni giorno il miracolo della presenza di Dio nella loro vita. Amen.