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Carissimi confratelli ordinandi,
Siamo ormai vicini alle date della vostra Ordinazione sacerdotale, e la liturgia ci fa oggi celebrare la Festa della Trasfigurazione del Signore.
Quale mistero più confacente con il dono che state per ricevere dallo Spirito Santo!
Colgo come augurio per voi, cari confratelli, alcune suggestioni tratte dal Discorso di Anastasio sinaita, vescovo e riportate oggi nella seconda lettura dell’Ufficio Divino, confrontandole con alcuni pensieri del nostro Santo Fondatore.
Prima di tutto lo stupore degli Apostoli davanti a questa esperienza nuova ed esaltante. “Signore è bello per noi restare qui”. Anastasio afferma: “Che cosa vi è di più felice, di più prezioso, di più santo che stare con Dio, conformarsi a lui, trovarsi nella sua luce”. Che non manchi mai in voi confratelli ordinandi lo stupore e la gioia per il dono immenso e inestimabile del sacerdozio a cui Dio vi chiama. Esso vi fa alter Christus.
Il Fondatore ce lo ricorda quando parlando del giorno della sua ordinazione sacerdotale afferma che il solo pensare a quella giornata gli dava la forza per superare ogni avversità e paura.
Come secondo augurio Anastasio ci offre l’opportunità, e il sacerdozio è questa occasione di provvidenza, di andare sul Monte con Gesù. “Con lui saremo circondati di quella luce che solo l’occhio della fede può vedere. La nostra fisionomia spirituale si trasformerà e si modellerà sulla sua. Come lui entreremo in una condizione stabile di trasfigurazione, perché saremo partecipi della divina natura e verremo preparati alla vita beata”.
Il sacerdozio un dono e un mistero da vivere per trasfigurare il volto di Cristo e lasciarlo intravedere attraverso il nostro volto di poveri e umili uomini che Dio ha però rivestito di santità e di eternità.
Dice VC al n. 22: “Veramente la vita consacrata costituisce memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù come Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli. Essa è vivente tradizione della vita e del messaggio del Salvatore” (VC 22, 1966).
Anche don Guanella, nell’operetta Il Montanaro, autobiografia della sua vita, quando parla del suo sacerdozio rivolgendosi al suo popolo dice: “Tu il scorgi testé, biancovestito con stola fiammante al petto, tenente nella destra il libro della vita e della morte: “Popolo mio, che vuoi tu se Dio mi fece grande? Applaudiamo allo Altissimo con voce unisona, con affetto angelico. Perché io voglio essere angelico nel costume, voglio essere spada di fuoco nel ministero santo, e questo libro segnato con molti suggelli io lo voglio far scoprire tutto ai giovinetti ed agli adulti, ai figli come ai padri, agli sposi egualmente che alle spose”. E più avanti continua: “…Lasciatelo fare il sacerdote, ché egli tratta interessi nostri e della umanità con Dio. Non scorgete con quanto ardore ci provvede di beni spirituali? Egli è tal personaggio cui Dio aiutalo. Lasciatelo fare. Ci dischiude la vera fonte dei beni temporali ed eterni” (da Il Montanaro, 1886).
Questi sentimenti a nome del Consiglio generale e di tutta la Congregazione li auguro a voi, cari confratelli, presto “sacerdoti di Cristo”. AUGURI!

Roma, 6 agosto 2021 – Trasfigurazione

Padre Umberto