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“I poveri non sono un problema: sono una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l’essenza del vangelo”
Mi tornava spesso alla mente questa espressione di papa Francesco letta mentre volavo sulla rotta verso la Tanzania.
Una risorsa, non un peso da sopportare. Un tesoro da continuamente scoprire, da accogliere con stupore, da tenere in mano e coricare nel cuore con estrema cura e delicatezza. Una strada sicura che porta all’essenza del Vangelo. Uno specchio nel quale il nostro Dio continuamente riflette i lineamenti del suo volto.
Ho provato una gioia speciale atterrare di nuovo nel piccolo aeroporto di Mbeya ed essere accolto per la prima volta dai confratelli, pionieri di una comunità missionaria da pochi mesi inserita nella Chiesa di questa porzione orientale del grande continente africano. Ma un’altra sorpresa mi aspettava arrivando a ‘Nyumba Mt Guanella’ che in Swhaili significa ‘Casa San Guanella’, la nostra piccola residenza collocata a fianco della Chiesa parrocchiale e di uno dei minuscoli centri di accoglienza e riabilitazione di bambini diversamente abili affidati alle nostre cure. La sorpresa di vedere una frotta di mamme e di ragazzi del vicino villaggio attingere festosamente acqua dal nuovo pozzo recentemente scavato dalla nostra comunità grazie al contributo, altrettanto imprevisto, di benefattori lontani da noi geograficamente ma già amici coinvolti nella nuova avventura di carità.
Acqua di provvidenza, tanto preziosa quanto scarsa e apprezzata da chi è abituato a guardare spesso solo in alto in attesa della pioggia per rinfrescarsi e dissetare la terra da coltivare.
I tanti poveri che vengono ad attingere ogni giorno acqua dal pozzo della missione sono le stesse persone che a loro volta diventano pe noi fonte di ispirazione e sorgente zampillante di vangelo vivo, iscritto nella loro carne e tradotto in gesti sorprendenti di carità profonda. Penso a quell’anziano che ho trovato appoggiato all’entrata della cappella in aperta campagna che attendeva il missionario per la celebrazione dell’Eucarestia. Vive da solo nella sua povera abitazione del villaggio e non manca mai all’appuntamento col Signore nella piccola comunità rurale. E’ cieco e si trascina appoggiandosi a un bastone, talvolta ricevendo l’aiuto di un ‘samaritano’ vicino di casa che lo guida all’altare al momento dell’offertorio a deporre la sua monetina nella cassetta che raccoglie l’obolo dei poveri per altri poveri. Penso alle mamme che camminano di buon ora sulla strada polverosa caricandosi sulle spalle il proprio bambino disabile per portarlo al nostro piccolo centro di riabilitazione. Penso al coro dei giovani della nostra parrocchia di Iwindi che, incuranti della pioggia e della strada fangosa, vanno ad animare la liturgia in un’altra comunità cristiana sparsa nella campagna. Penso ai tanti bambini che circondano la nostra missione e che si divertono un mondo calciando una palla fatta di stracci o usando come giocattolo una scatoletta vuota di carne ‘simmenthal’ portata dall’ Italia…
Mi tornano di nuovo in mente altre parole del Papa pronunciate in occasione della recente Giornata mondiale dei poveri:” Avviciniamoci ai poveri per incontrarli, per incrociare il loro sguardo, per abbracciarli e far loro sentire il calore della carità che rompe la solitudine…le loro braccia protese sono un invito a uscire dalle nostre sicurezze e dai nostri conforti...”
Rientro da questa altra visita alla giovane comunità guanelliana in Tanzania provando ancora un volta il bisogno di ringraziare il Signore, insieme ai confratelli missionari laggiù assegnati, per il dono dei poveri, nostri maestri e padroni, fratelli e sorelle coi quali condividere ogni giorno il vagello della carità costruendo ponti di comunione e allargando la rete della solidarietà. Spesso in silenzio, senza fanfara né riflettori. Come don Guanella ci ha insegnato.

P. Luigi

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